Pace
Apro con questa immagine corale. Un paio di giorni fa, ho visitato la moschea più grande di Bali, sul lago Batur, e mi sono trovata in mezzo a una ricorrenza religiosa dell’islam, la celebrazione della nascita di Maometto. Una specie di Natale, come mi hanno spiegato le signore.
Gli uomini dentro a pregare, le donne fuori a far festa. Mi hanno offerto del cibo e un buon caffè, mi sono tolta le scarpe e mi sono avvicinata sedendomi accanto a loro. E mi hanno accolto così, sorprendendomi come in un abbraccio di madonne gentili.
In un istante si è acceso tutto il valore insostituibile dell’amicizia tra i popoli, le religioni, le culture. Amicizia, rispetto, accoglienza, empatia.
Io, laica, amalgamata tra loro, ero una di loro, oltre tutte le barriere.
Il contrario di questo abbraccio di pace è la guerra. Le donne lo sanno più di tutti, perché sono le sole a fare da antidoto.
Desiderio, mancanza di stelle
Il tema del desiderio mi sta molto a cuore, a partire dalla sua etimologia: de, privativo, e sidus, stella. Il desiderio è mancanza di stelle. E’ una delle parole più belle che esistano ed è uno dei motori della mia esistenza.
Se sono qui adesso, a scrivere con passione il blog in un bel giardino tropicale che fa da ingresso alla mia stanza a Pemuteran è grazie al desiderio che sempre, e ancora, mi muove e mi spinge avanti. E non è il luogo, per quanto bellissimo, ma ancor più il modo.
Desiderio e impegno. Apparentemente sono due parole staccate, quasi opposte. Ma nella mia personale geografia sono vicinissime, inestricabili. Per uscire dal buio, le stelle vanno cercate con impegno, se no non succede niente. Se non c’è costanza, il desiderio rimane sogno. E’ qualcosa a cui penso molto spesso e che posso testimoniare in modo diretto.
La volizione, l’anelito non bastano. Il desiderio mette le ali, l’impegno fa il lavoro duro della sua realizzazione.
Molte volte ho sperimentato questo binomio nella mia esistenza, e non è finita. Si sconta, certo, un’inquietudine. E mi capita di invidiare chi trova le sue stelle dove sta. Io no, amo l’altrove, il lontano, il diverso, il viaggio, il cammino, il cambiamento. E faccio di tutto per raggiungerlo, ottenerlo.
Il movimento è la stella polare.
Finché l’orizzonte è aperto, ho vita. Quando si chiuderà, mi spegnerò.
Il desiderio non fa invecchiare, costringe la mente all’impegno.
Mutamento e amore
Faccio collezione di citazioni. Quando ne incontro qualcuna che mi corrisponde, la archivio meticolosamente e la rileggo molte volte, mi fa da ispirazione. Questa, per esempio, la trovo perfetta:
Il mutamento è la sola possibilità di sopravvivenza dell’energia vitale che ognuna di noi coltiva intimamente. Dimmi che ami quello che di me cambia di continuo e potrò continuare a darti quello che di me davvero non cambia: la voglia di sceglierti ogni giorno in modo differente, come diversa sono io ogni mattina quando apro gli occhi.
Michela Murgia (dal suo profilo Instagram)
Svastica
Sono in vena di etimologie. La parola “svastica” deriva dal sanscrito svasti, che significa fortuna, felicità. Il suo simbolo è antichissimo, riconoscibile dai quattro bracci piegati ad angolo a formare una croce. Si ritrova in culture neolitiche e mesopotamiche, nella spiritualità indiana, cinese e tibetana.
A Bali, compare all’ingresso dei templi indù. Ha il significato del sole, dell’infinito, di un ciclo che non si ferma mai e gira in senso orario. Ha il significato della prosperità, della vita. Nel buddismo cinese compare addirittura sul cuore del Buddha.
Il nazismo nel Novecento ha compiuto uno dei più grandi furti culturali della storia. Se ne è appropriato e lo ha stravolto. Tanto che adesso non possiamo più guardare la svastica senza pensare alla morte e agli orrori che ha sigillato. Fa impressione vederla qui, come segno di benvenuto all’ingresso di un luogo di pace e di preghiera.
Viaggio tra le parole: desiderio e impegno, pace, svastica, mutamento e amore