Bana, un incontro
Un incontro è ciò che più rimane di un viaggio. E il viaggio è formidabile proprio perché apre all'incontro con lo sconosciuto. E allora, chi più di Bana?
Seychelles, Praslin. Vecchie sedie per godersi l'angolino di mare (luglio 2022).
Sesel, giovedì 7 luglio.
A bordo di una barca a motore pronta al molo per un’escursione al parco marino di fronte a Mahe, sul lato opposto al nostro è seduta Bana. È diversa da tutti gli altri del gruppo. Siede elegante nel suo caftano bianco lungo fino ai piedi e nel velo chiaro che le avvolge il capo fin sotto il mento, sigillando i capelli. Un paio di raiban sportivi non stonano affatto, anzi le stanno benissimo.
Non fa una piega al sole cocente. Intravedo sotto l'abito pantaloni stretti e maglia che chiudono l'intero corpo, lasciando scoperti soltanto mani e piedi. Tra noi, mezzi nudi, scalmanati dal vento e dal mare, sembra eterea.
Incurante della propria diversità - almeno così mi pare - osserva la bellezza intorno con un leggero sorriso. Parla inglese e spagnolo, potrà avere una trentina d'anni. Cosa darei per tempestarla di domande.
Sbarchiamo sull'isola e la aggancio. Chiediamo di poter condividere il tavolo sulla spiaggia che ci ospita per pranzo e mangiamo insieme.
Bana, palestinese, Palestina del nord. Abita a Madrid e lavora per l' Onu, turismo sostenibile. È alle Seychelles per riunioni e approfitta di un giorno di vacanza, già domani sarà di ritorno.
La sua famiglia di origine è in Siria, mi racconta, dall'epoca dell'occupazione israeliana. Sento vivido il suo struggimento. In Siria? Ma non è tutto distrutto laggiù? Non tutto, la vita è ripartita, certo è difficile. Ci è stata più volte. Parlando con lei percepisco un mondo grande di cui non sappiamo per davvero niente, dall'angusto angolo europeo.
È single, viaggia da sola per lavoro, è curiosa, simpatica, aperta, golosa di cibo creolo e di gelato, passeggiamo nella sabbia e le faccio un sacco di foto.
Ma come, una donna musulmana non è costretta, repressa, antimoderna? No, può non esserlo affatto, e Bana è qui per dimostrarlo. Potrebbe strapparsi il velo e tuffarsi in mare, ma non lo fa. Nel mio pregiudizio lo interpreterei come un gesto liberatorio, ma questa è soltanto la mia libertà, non la sua. Di fronte a lei percepisco una cultura grande di cui non sappiamo per davvero niente, dall'angusto angolo del nostro laicismo libertario.
È per questo che viaggio, per aprire la mente, per andare oltre le mie piccole concezioni e comprendere qualcosa in più della civiltà umana, degli esseri umani.
Ci salutiamo con un bel gelato. Magari un giorno ci rivedremo. Oso: arrivederci in Palestina. Si mette la mano sul cuore. Inshallah, magari un giorno.