Oggi apriamo con un video emozionante 💕
Un lembo di natura incontaminata, per davvero
Shiretoko è la penisola più a est dell’Hokkaido, formatasi milioni di anni fa per l’eruzione di un vulcano che ha dato vita a una lingua di terra che si protende nell’oceano Pacifico e a numerosi altri vulcani figli del primo. Oggi è un unico grande parco nazionale di foresta incontaminata, abitata da migliaia di orsi bruni, cervi, caprioli, aquile e salmoni. Salmoni selvaggi, tra gli ultimi rimasti sul pianeta.
Ci sono arrivata con un bus notturno che dalla città principale della regione, Sapporo, mi ha portato fino qui. Una meta che fa gola agli amanti della natura, ma che può deludere gli amanti del trekking per la sua quasi totale inaccessibilità. Il fitto e impenetrabile sottobosco di bambù e la presenza di animali selvatici restringono i percorsi a piedi a pochi tratti ben circoscritti e alcune meraviglie si possono osservare soltanto da certi punti, organizzati con estrema cura, come i giapponesi sanno fare.
Una di queste è la cascata Sakura-No-Taki, che i salmoni risalgono per andare a riprodursi. Mi ci ha portato la guida, necessaria qui. Non l’ho mai presa, ma questa volta si, e ci ho passato la giornata.
I prodigi del salmone
Sono rimasta a bocca aperta. Centinaia di salmoni saltellanti, sospinti verso l’alto dalla forza dell’acqua. E’ il mulinello che fa da trampolino e prepara lo slancio per oltrepassare la cascata. Mentre altri sotto aspettano il loro turno per provare a salire. Da fine giugno a metà agosto arrivano dal mare centinaia di migliaia di esemplari che prendono la via dei fiumi per accoppiarsi. Nuotano controcorrente con una forza impressionante. Tutti cercano l’acqua più fredda e ossigenata, la giusta temperatura per la maturazione delle uova, ma soltanto l’1% ha successo nella scalata, i più forti. Gli altri dovranno accontentarsi delle condizioni meno favorevoli.
Ma nella natura questa non è una debolezza bensì una risorsa: la diversità dei comportamenti consente infatti ai salmoni di distribuirsi lungo tutta la lunghezza del fiume, dando a ciascuno lo spazio vitale di cui ha bisogno. Anche se non è perfetto, sapranno adattarsi.
Ma i prodigi non sono finiti qui.
In mare i salmoni hanno una livrea argentata, è nel fiume che assumono diversi colori per accoppiarsi: vedevo saltare grossi maschi rossi e femmine nere, più snelle. La femmina può contenere uova fino a un quarto del suo peso e quando è pronta le scarica in un buco del fiume tra sassi che proteggono ma che fanno circolare l’acqua, la sabbia soffocherebbe il nido.
La femmina ha tre maschi al suo servizio e a protezione della prole: uno potente che tiene lontani gli altri; un secondo ufficiale che entra in azione se il primo alfa muore; un “travestito” che si fa credere femmina per non essere attaccato e garantire la schiusa fino alla fine. Un sistema perfetto per garantire la discendenza.
La mafia dei salmoni
I salmoni selvatici sono in via di estinzione, hanno un valore inestimabile e sono protetti all’interno del parco. Ma ci devono arrivare. I pescatori li intercettano con grandi reti e gabbie proprio alla confluenza dei fiumi. Li bloccano in mare e ne catturano una grande quantità prima che possano raggiungere il fiume, interrompendo in questo modo il loro ciclo vitale. E’ tutto visibile dalla riva, tutto legale.
Il commercio del salmone selvaggio è talmente redditizio che la mafia giapponese ci ha messo gli occhi sopra e gestisce un business internazionale: un salmone può essere venduto a più di 100 euro e in questa stagione ne passano milioni.
Ma non solo. Nella cucina giapponese le uova di salmone sono una prelibatezza: si chiamano ikura e vengono servite come il gioiello del sushi. Ogni anno nel parco si trovano migliaia di esemplari squartati al solo fine di recuperare le uova. Una vera e propria azione di bracconaggio che non viene fermata nemmeno dalla polizia. Non esiste un movimento ambientalista in Giappone in grado di opporsi né di denunciare, né forse una diffusa coscienza ambientalista. I soldi vengono sempre prima.
Non possiamo fare come gli Ainu, ma qualcosa possiamo fare
Gli Ainu erano gli abitanti originari dell’Hokkaido e delle isole russe qui intorno. Erano cacciatori e raccoglitori e per migliaia di anni hanno popolato questa regione, prima che i giapponesi la conquistassero con le armi nella seconda metà del Novecento, provocando lo sterminio o l’assimilazione forzata dei nativi.
Vivevano in simbiosi con la natura: mangiavano il salmone ma mai le femmine gravide. Selezionavano le prede in modo da garantire la riproduzione della loro risorsa fondamentale. Erano intelligenti, insomma.
Quello è un mondo perduto che non possiamo certo emulare ma che ci può insegnare l’intelligenza delle risorse che a nostra volta abbiamo perduto.
Sul salmone grava una enorme pressione dei consumi, è uno dei pesci più richiesti sul mercato, in Asia come in occidente. Allentiamo la pressione, facciamone a meno per un po’. Rinunciamo al mito del salmone selvaggio e teniamo alta la consapevolezza sull’allevato. La mutazione genetica per il necessario adattamento che i salmoni in cattività devono subire è una violenza che oggi ho visto in tutta la sua estensione.
Amare la natura, al di là delle parole, significa assumersi la responsabilità dei propri comportamenti. Non mi è mai stato così chiaro come davanti allo spettacolo meraviglioso dei salmoni saettanti.
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