Itinerari orientali. Storie e geografie
I luoghi ci rispecchiano, sono frammenti della nostra storia. E vanno a formare un mondo: una personale geografia. Alcuni saranno centri, altri periferie, altri ancora angoli dimenticati.
Io viaggio senza meta, senza progetti, senza guida. E’ quasi sempre il viaggio che sceglie me, mi ci porta la vita, un’occasione, un incontro. Questa volta il lavoro del mio compagno marinaio. Non lo pianifico a tavolino, prendo un biglietto e qualche notte, poi si vedrà. So quando parto e non so quando torno, né da dove. Non mi informo prima, mi piace la sorpresa. Non voglio immagini o piste preconfezionate. La scoperta deve essere piena, senza pregiudizi.
Il viaggio si fa facendolo, mi fido del flusso giorno dopo giorno. E’ questa la dimensione che amo e che cattura la mia fantasia più di ogni altra cosa. L’andare libera, con cuore aperto verso ciò che è sconosciuto: il mondo, gli altri, me stessa, ogni volta anch'io diversa. Cerco questo e lo trovo massimamente nel viaggio. Ogni altra forma organizzata mi è estranea e mi annoierebbe.
Sono tornata da pochi giorni dall’Estremo Oriente e guardo in retrospettiva l’itinerario. Lo localizzo sulla carta e mi accorgo soltanto adesso della sua forma bellissima, ad arco. E’ la traccia di un senso che all' inizio non presagivo.
I luoghi ci rispecchiano, sono frammenti della nostra storia. E vanno a formare un mondo, un mondo intimo: una personale geografia. Alcuni saranno centri, altri periferie, altri ancora angoli dimenticati.
Ognuno alla fine non ha soltanto la sua storia, ma anche una sua propria geografia.
✴️ Bali. La spiritualità
Adoro le geometrie e questa volta ho chiuso il cerchio nello stesso punto in cui l’ho aperto: Bali. L’isola dell’overtourism l' ho conosciuta a settembre attraverso una porta di servizio, Serangan, un piccolo borgo di mare dove ho abitato per più di due settimane. Al riparo dallo scintillio di una delle mete più ambite del mondo, è qui che ho incontrato la spiritualità profonda e vivissima dei balinesi. I riti e le mille cerimonie, le musiche sacre, le offerte di fiori e incenso. A Serangan ogni casa è tempio e ovunque si onorano gli dei: sui tetti, davanti agli usci, nelle strade, ai piedi degli alberi, vicino alle rocce, sulla riva del mare.
Così è iniziato il mio viaggio, stordita da una spiritualità quotidiana che ha segnato i mesi successivi non lasciandomi più.
✴️ Borneo. L’ancestrale
Non avrei mai pensato di emozionarmi tanto davanti agli animali. Fino a quando non li ho conosciuti da vicino, per la prima volta in Sudafrica, quasi non esistevano, come se fossero puri elementi dell’immaginario. Li ho voluti ritrovare nel Borneo, seconda tappa di questo viaggio, nella grande regione indonesiana del Kalimantan. L’abbiamo attraversata da est a ovest in autobus, fino a raggiungere la più estesa area forestale pluviale dopo l'Amazzonia. Quattro giorni per incontrarli. Gli oranghi: orang hutan, gli uomini della foresta, come li chiamano qui. Il nome dice tutto.
Conservo dentro di me come una perla preziosa la meraviglia e la commozione di vederli, nel loro pelo fulvo, piroettare appesi ad alberi altissimi, gettarsi leggeri da un ramo all’altro, muoversi, dormire, dondolarsi in un equilibrio perfetto. Le creature più straordinarie che la natura abbia prodotto. Osservandoli, ho intravisto un mondo sideralmente lontano: il cosmo prima di noi. La grazia e la potenza di una natura indisturbata.
✴️ Alor. Il piccolo, il remoto, il recondito
Il piccolo, il remoto e il recondito sono tre mie passioni che cerco sempre in viaggio. Questa volta li ho trovati nell’arcipelago di Alor, Indonesia orientale, volandoci da Timor ovest. Un capolavoro di natura e cultura fuori dalle rotte turistiche, a cui siamo stati condotti da amici che ci vengono da molti anni. In novembre non c’è nessuno, e il mare in questa stagione è uno spettacolo di trasparenze, pesci, coralli di ogni forma e colore. Mentre sopra, su isole ferme nel tempo, nei villaggi si coltivano tradizioni e abitudini che lasciano a bocca aperta.
Tre settimane di immersioni, certo non solo marine, che mi hanno lasciato la voglia di tornare. Non sono molti i posti dove mi fermerei un po’ più a lungo, qui si, nella piccolissima Kepa.
✴️ Banda. La storia
Con un viaggio lunghissimo, è il lavoro che mi ha portato fino a Banda. Faccio libri per la scuola e volevo vedere coi miei occhi quel puntino nascosto nel Pacifico che per trent’anni ho rappresentato sulle carte senza capire bene dove fosse.
Banda è un arcipelago di dieci isole vulcaniche nella regione indonesiana delle Molucche. La gente ci va per i fondali, io per la storia incredibile che le avvolge. Sono le isole delle spezie, e per secoli sono state il centro del mondo.
Per venire a prendersi la noce moscata, preziosa quanto l’oro, gli europei hanno cominciato a esplorare gli oceani, finendo per scoprire l’America. E c’è dell’altro: gli olandesi fecero di tutto per tenersi lo scoglio di Run concedendo in cambio agli inglesi perfino l’isola di Manhattan. Se il mondo oggi è come è, molto dipende da Banda. Strabiliante.
✴️ Kuala Lumpur. Incontri
Siamo stati a lungo a Banda. Incominciava a piovere e dopo tre mesi di Indonesia era arrivato il momento di scegliere la prossima meta. Mi ha deciso un ricordo. A Kuala Lumpur avremmo incontrato una coppia di ragazzi cinesi conosciuti in Nuova Zelanda. Saremmo stati ospiti a casa loro e avremmo passato insieme la Vigilia. Per come sono fatta io, un' opportunità di questo tipo vale il viaggio. Niente ha più valore di un incontro tra culture diverse, dell' ospitalità, dello scambio.
Sushi e panettone al 38°piano di un grattacielo nella scintillante capitale della Malesia: io non amo il Natale, ma questo rimarrà indimenticabile.
✴️ Laos, tutte le contraddizioni del mondo
Ed eccoci in Laos. Abbiamo dedicato sei settimane a questo strano Paese. Se mi chiedo perché ci sono andata, rispondo: per l’ “autenticità”. Adesso so che non c' è parola più ambigua per definire un luogo. Nella visione di noi occidentali, “autentico” rischia di essere sinonimo di passato, di tradizione.
In Laos ho incontrato la poesia del Mekong, la dura miseria della gente, il folklore delle etnie delle montagne, lo scempio ambientale perpetuato dalla Cina. Tutto autentico.
Il Laos è stato una lezione: viaggiare non significa cercare l’esotico, ma conoscere quello che c’è, prendere atto e comprendere quello che ci piace e quello che non ci piace. Senza retorica. Altrimenti non si capisce niente del mondo.
✴️ Vietnam. L'energia
Abbiamo viaggiato lentamente in questi mesi e del Vietnam abbiamo avuto un assaggio finale di un paio di settimane. Ci sono andata per il grande maestro zen Thich Nhat Hahn, che seguo da molti anni. A Hue sta il suo tempio radice. È stata una sorpresa, per il connubio di modernità e tradizione che quando funziona rende i luoghi perfetti, interessanti e accoglienti.
Come spesso succede, cercando qualcosa trovi qualcos'altro che non ti aspettavi. E cercando l'antica Hue abbiamo trovato l’energia di Ho Chi Minh, vestita a festa e ricoperta di fiori per il Tet, il Capodanno lunare. Un ultimo, meraviglioso regalo di questo viaggio.
Una piccola grande storia di cambiamento e di viaggio🌹
Mi piace sempre quando le persone realizzano i propri sogni. Provo gioia per loro e ammirazione, perché conosco la fatica, il coraggio e la determinazione che ci vogliono per cambiare vita. Per lasciare e iniziare qualcosa di nuovo. Che non riesci quasi a vedere dalla postazione in cui ti trovi “prima”, e che per questo può fare un po' paura.
Barbara lavora in banca e ha una grande passione per lo yoga. Luca vende case e ha una grande passione per la musica. Hanno superato i 50, e dal loro terrazzo ben curato si vede tutta Milano.
Lavoro, comfort, amici, passioni. Sembra che ci sia tutto, ma sotto, nel tempo, cresce una voglia di cambiamento.
L' occasione è una buonuscita, e Barbara la coglie al volo. Non per andare in pensione e mettersi a riposo, ma per reinventarsi da un' altra parte. In un altro spazio, in un altro tempo. Per provare una dimensione diversa dell'esistenza.
Una prospettiva affascinante e, all’inizio, inevitabilmente ansiogena. Non si tratta, infatti, soltanto di uscire da una routine rassicurante, ma di attivare inedite energie - ciascuno dentro di sé e nella coppia - per andare insieme incontro a una libertà più radicale.
Se il pensiero del lavoro si riesce ad accantonare per un po', lasciare casa è molto più difficile. Lo capisco benissimo, è successo anche a me. È un processo che incontra grandi resistenze, materiali ed esistenziali, e che non matura finché non si è davvero pronti.
Sale la voglia di chiudere baracca e burattini e andarsene, ma la transizione è più lunga del previsto e ci vogliono mesi.
La casa finalmente è venduta. Le cose si regalano, si distribuiscono, si buttano, alcune importanti si conservano da qualche parte. Tutto quello che fino a poco prima sembrava indispensabile si riduce a uno zaino, anzi due.
Il cambiamento inizia con un viaggio in India, che subito diventa esercizio di essenzialità, di leggerezza. Un apprendistato a stare nelle cose, a non fare piani, a godersi la bellezza. Il resto verrà da sé.
Buona avventura Luca e Barbara! L’augurio è di andare dove vi porta il cuore, passo dopo passo.
Se ti fa piacere conoscerli, trovi Luca Appennini su Facebook, con tante belle foto e piccoli racconti dell’India.
Anche io penso che sia bellissimo viaggiare senza meta e che il viaggio si costruisca giorno dopo giorno. E anche io ammiro molto chi decide di cambiare, perché conosco la fatica come dici tu, ma anche perché mi incoraggia: vedi che ci sono altri come te!