Luoghi meravigliosi. Bella Coola, Canada
Natura totale e incontri straordinari, i doni di questa valle remota per i miei Sixty.
Non so nulla di questo posto finché non visito il Museo antropologico di Vancouver. Scopro che è una valle interna al Canada centrale e che si trova alla fine di un fiordo oceanico, come ce ne sono molti qui sulla costa ovest.
La sua natura è preservata e ci abita da millenni il popolo nativo dei Nuxalk.
Decidiamo di andare a Bella Coola. E nessuno saprà spiegarci da dove derivi questo nome che ci fa ridere.
Il viaggio è lungo. Lo facciamo via mare, partendo in traghetto da Port Hardy, a nord di Vancouver Island. Nove ore. Arriviamo di notte sulla piccola isola di Bella Bella, dove ci aspetta un altro ferry. Salpiamo alle 3 per essere a mezzogiorno a destinazione.
Sul traghetto siamo pochissimi, non ci sono turisti in questa stagione, e nemmeno bianchi, sono quasi tutti nativi. Ben distinguibili dai particolari tratti somatici che ricordano le popolazioni polinesiane e maori. Già da ora sentiamo di entrare nel loro territorio, qui siamo ospiti dei Nuxalk. Per una volta, siamo noi a dover chiedere permesso.
Ritrovo qui inaspettatamente un pezzo di quella straordinaria civiltà del Pacifico che abbiamo incontrato nelle isole Marchesi e in Nuova Zelanda. Una cultura sparsa su terre così lontane eppure legata da fili strettissimi. Una cultura di cui gli occidentali non sanno niente, dimenticata, sepolta, distrutta, dopo millenni di intrecci affidati alle canoe, impossibili anche soltanto da concepire su tali immense distanze di terra-acqua. Eppure.
La barca si insinua in un lunghissimo fiordo. Sembra un lago circondato da montagne, ma è l’ oceano, irriconoscibile, calmo, piatto, di un colore verde intenso. I pini e gli abeti, alti fino a 85 metri, arrivano a riva, nascono sulle rocce a bordo d’acqua.
Alloggiamo in paese nella casa di Sherry, poco lontana dal porticciolo. È in legno, dipinta di azzurro e rosso, accogliente e ben tenuta. Altre intorno a noi sono più povere, i Nuxalk vivono di poco, pesca, caccia, sussidi e turismo in estate. Ma qui sono liberi, possono coltivare le proprie usanze. Hanno una scuola moderna e molto bene organizzata, dove si insegnano le tradizioni e la lingua nativa a più di 200 studenti.
Ne abbiamo un assaggio grazie a Tuka, 32 anni e 4 figli, che ci guida fra antichissime incisioni rupestri e canta per noi un commovente canto di preghiera che ha imparato da suo padre. È un canto comune a tutti i popoli nativi della British Columbia, che sono decine. Dice che la nostra permanenza su questa Terra è breve e che nostro compito è proteggerla.
Tuka ci racconta leggende tramandate e storie della creazione del mondo. Rimaniamo incantati dalla complessità di una mitologia fatta di dèi corvi, di rane protettrici, di metamorfosi animali e umane.
Tentiamo qualche esplorazione in una natura totale. In 80 km di valle ci sono due piccoli villaggi, case sparse tra i boschi, qualche negozio e un distributore di benzina. Per il resto, alberi infiniti, creeks pieni di salmoni, il grande Bella Coola River, montagne, ghiacciai, paludi che si buttano nell’oceano, e orsi, tantissimi orsi.
Non conoscendo i loro comportamenti, andiamo cauti, senza inoltrarci troppo nei sentieri, abbiamo un po’ paura di incontrare il grizzly, signore assoluto di queste terre. D’altra parte, siamo nel cuore della Great Bear Rainforest, la Grande foresta umida degli orsi.
Camminiamo, quando nella nostra direzione viene un uomo con passo spedito. Zaino, un bastone in legno, la movenza esperta di chi conosce bene questi posti. Lo segue una bellissima femmina di pastore tedesco.
Lo aggancio. Avremmo proprio bisogno di una guida per camminare qui. Si fa coinvolgere: posso essere io, se volete. Adesso seguitemi al fiume, sto andando a pescare.
Sono raggiante. È il giorno del mio compleanno e Harvey è un dono del tutto inaspettato.
Lo seguiamo. Salta nella foresta come un folletto, segue suoi percorsi ignorando i trails segnalati, noi arranchiamo dietro ma ci siamo. Gli orsi si fanno vedere la mattina presto e al tramonto, non c’ è da preoccuparsi. Queeny ci protegge, tenendo alla larga gli animali selvatici. Ci fidiamo.
È un medico in pensione, ama la scienza. Da cinque anni studia gli insetti e conosce la varietà infinita di funghi che popolano questi boschi. Li cuciniamo appena raccolti e non mi sembra vero di essere qui.
Passiamo insieme tre giorni. La moglie Carol è aperta e sorridente, ci conducono nei posti più interni e affascinanti della valle. Ci siamo soltanto noi, il silenzio e la luce di un sole rarissimo in questa stagione. Niente, siamo fortunati. Si dedicano con generosa naturalezza a questi italiani che sono arrivati fin qui e desiderano andar per montagne. Lui è un solitario, ma si vede che gli fa piacere spezzare per qualche tempo la sua routine.
Ci propone un giro all’alba. Siamo un po’ stanchi, ma andiamo. Avanziamo piano in auto nella luce che sale: un giovane grizzly dal pelo foltissimo si ferma proprio di fronte a noi. Ci guarda e indugia prima di rientrare mollemente nella foresta. E’ una meraviglia che vale certamente il sonno.
Poco lontano, un’ aquila testa bianca si erge regale sulla cima di un albero spoglio. Osserva l’orizzonte, pronta al volo. Il suo corpo immobile ha una forza che ti penetra dentro. La avverto come un messaggio per il nuovo decennio che si apre. La sua figura mi parla di potenza e libertà. Sarà sempre con me, incisa su un anello che mi ha regalato Giorgio. È fatto qui, da un artista Nuxalk.
Buon compleanno! 🎉 Che voglia di visitare il Canada mi hai fatto venire...