Minimo 2 massimo 6
Controllo, tranquillità, sostenibilità. Come organizzare il lavoro in viaggio, e non solo.
La suggestiva piazza Cavour di Rimini, centro storico, con il mercato dei bambini, dove si vendono e scambiano giochi e ogni sorta di oggetti.
Minimo 2 massimo 6 ore
La ricerca del giusto equilibrio lavorativo in viaggio è un fattore molto importante sia per portare avanti gli impegni e centrare le scadenze sia per avere il tempo di vivere i luoghi e le persone che si incontrano.
Il lavoro è una costante della mia movimentata quotidianità, viene sempre con me, ovunque, e di volta in volta deve trovare un suo spazio adeguato. In treno, in aeroporto, a casa di amici, in ostello. A Milano come su un bellissimo atollo della Polinesia. Ad agosto come a dicembre.
A meno di qualche pausa dettata dai tempi editoriali, il flusso è continuo e va gestito in continuità, anche a garanzia del necessario sostentamento.
Per non essere troppo invadente, il lavoro deve quindi inserirsi nella giornata con misura e con sessioni che iniziano e finiscono, senza trascinarsi in modo disordinato fino a sera.
Ci ho messo un po' a capirlo: diluito o concentrato? Mattino o pomeriggio? Random o tutti i giorni? Concentrato, meglio al mattino e tutti i giorni, compresi sabato e domenica.
Dipende naturalmente da ciò che ho per le mani e dagli incastri con il lavoro degli altri, ma in generale la regolina “minimo 2 ore al giorno, massimo 6” ha la giusta flessibilità per le mie esigenze.
Controllo, tranquillità e sostenibilità
Perlopiù procedo a blocchi di 2 ore. Mi consentono lucidità e attenzione massime. Vanno bene anche per il corpo, che non sopporta più le maratone di un tempo. Escludendo quindi immersioni infinite che oggi sarebbero insostenibili per raggiunti limiti di età, bisogna organizzarsi nel modo più razionale possibile. E procedere giornalmente con gradualità e in modo sistematico. L’organizzazione è tutto: così si diceva quando militavo nel vecchio PCI.
Di solito, a meno che non ci sia qualche cosa di speciale da fare nelle prime ore del giorno, distribuisco 4 ore al mattino - presto, inizio alle 6,30-7 -, e 2 al pomeriggio, tardi, verso le 17. Le ore centrali dopo pranzo sono pesantissime e le tengo sempre “buche”.
Il controllo del tempo serve anche per i recuperi, che vanno necessariamente previsti. Le giornate non sono tutte uguali e ci vuole flessibilità. Allora, prolungo la mattinata lavorativa fin verso le 14, sempre con stacchetti ogni paio d’ore (stretching, breve passeggiata, telefonata, una commissione).
Questa disciplina aiuta molto e soprattutto dà tranquillità, dissipa lo stress e il timore di non adempiere alle scadenze. Ma il controllo dà soprattutto libertà: un’ampia parte del giorno si apre senza ansia per tutto il resto. Che è poi la ragione per cui si lavora.
Infine, rende il lavoro sostenibile sulla lunga durata. Dovendo contare soltanto sul proprio reddito, saranno ancora moltissimi gli anni di lavoro. E allora la ricerca di un ritmo buono e non stressante diventa man mano sempre più cruciale per non venire schiacciati e mantenersi in forze.
Sto sorridendo perché comincio a capire cosa mi attira del tuo modo di essere. Hai alcuni tratti che condivido perfettamente e la maniera di esprimerli che è opposta alla mia.
La tua riflessione di oggi incarna il mio ideale, mi piacerebbe essere cosi ma in tutto, non solo nel lavoro. A me il concetto di organizzazione manca completamente, vivo tutto al momento. Ora sono in pensione, è più naturale e questo modo di gestire il lavoro e il tempo ha, devo ammettere, dei risvolti piacevoli. Però non sempre arrivi all'obiettivo, almeno non quello che ti sei prefissato. Ma forse è proprio questo che mi attira. Spesso non sono allineata ad un progetto mentale ed ho l'impressione di riuscire a superare anche le migliori aspettative. Ma forse va meglio quando sei giovane e hai energie per lo sprint quando serve. Ora dovrei aggiornare il mio metodo di conduzione della mia vita. Grazie, quindi, le tue pagine portano sempre buone riflessioni e spunti interessanti...🙏💙
Grazie di condividere esperienze sulla ricerca del proprio equilibrio. È una ricerca che non si interrompe mai e che porta risultati sempre diversi al cambiare delle proprie condizioni di vita.