Rue Papeava. Pensieri dalla pioggia
Mi piace scrivere sui gradini del retro della casa che scendono al giardino. C’è una piacevole aria, anche se fuori fa caldo. Quando piove sto seduta qui a guardare l'acqua cadere a secchi.
La nostra casa a Tahiti, 21 gennaio 2022.
La stagione delle piogge è arrivata; per una settimana non ci hanno dato tregua. Una specie di tappo grigio proveniente dall’oceano chiuso proprio sopra di noi. In questi giorni va meglio, scroscia all’improvviso, ma poi smette, lasciando il posto a una bella luce chiara.
Non tutto il male viene per nuocere, però. Per una strana alchimia, la pioggia ammutolisce i galli. Spariti per giorni, sono ricomparsi oggi, che infatti butta un occhio di sole.
Non ci muoviamo molto. La vita si svolge piacevolmente ritirata tra lavoro, letture, telefonate agli amici, audio, video, chiacchere, ginnastica, delizie ai fornelli, qualche passeggiata o commissione in città. Ma appena si può si va a scoprire l’isola a piedi.
Se la pioggia è fine, facciamo alla polinesiana: si cammina lo stesso, si fa il bagno lo stesso. La mantellina svolge un bel servizio, l’ombrello no, vola via. Ho tentato di usarlo come riparo nella foresta - molto british - ma si scivola e preferisco tenere le mani libere.
L'umida alternanza di pioggia-sole dà vita a una rigogliosissima massa vegetale: alberi, arbusti, rampicanti, licheni, fiori, frutti, radici, liane, canne, fogliame si ammucchiano gli uni sugli altri e si moltiplicano a vista d’occhio. Le acacie ricoperte di strati e strati di filodendri fanno l’effetto di sinuose sculture di tutti i verdi, punteggiate di fiori bianchi.
Tahiti in questo periodo è un’isola d’acqua. Le pareti nere delle montagne si caricano di cascate, ovunque spuntano fiumi, torrenti, torrentelli, rigagnoli, piccoli laghi. Persino in mare: proprio sotto i nostri piedi zampilla dalla sabbia una sorgente freschissima.
Mi concedo il bagno sotto la pioggia con una disinvoltura del tutto nuova. Non ce l’ho mai avuta, l’ho acquisita qui. Maschera, giacchetta termica, pinne, e mi immergo. Se fuori è appena fresco, dentro è caldo, e trovo il giusto comfort per osservare.
Lungo la strada, a pochi metri dalla riva, ci sono santuari che non ti aspetti. Percorrerli a pelo d’acqua nella penombra della pioggia è ancora più suggestivo. Mi lascio portare lentamente, le mani raccolte al petto per mantenere il calore e non urtare i coralli.
Hanno mille forme e colori. I pesci li frequentano a gruppi, gruppi diversi su coralli diversi. I pesci bianco-neri su una parete giallastra come di minuscoli rametti; i pesci blu elettrico sul grande ventaglio rosato poco distante. Sono gli unici a brucare lì, velocissimi e magri. Chissà perché gli altri no.
Sono le inesauribili possibilità a catturarmi. Quello sottomarino è un mondo trans, misto, magico. I coralli sembrano roccia, ma sono fiori viventi. La palla morbida e fluorescente, ricolma di tentacoli verdi, ha l’apparenza di una pianta, ma è un animale. Le labbra blu che respirano nel corallo sono una conchiglia. E quella indefinibile creatura a tubo adagiata sul fondo, extraterrestre senza testa, sentirà la pioggia, le gocce nell’infinito oceano?
Deve essersi sentita spesso come me, stanotte, nella palafitta. Scossa da uno scroscio improvviso che scende dall'alto e poi risale, come in un'onda impetuosa. Rimango sorpresa dalla resistenza di questa casa a tanta furia: una semplice struttura prefabbricata, sopraelevata su pilastrini di cemento, si dimostra invece un riparo intelligente e perfetto.
Stamattina tutto è miracolosamente asciutto, e indenne.
Mentre scrivo, ricevo la notizia della morte del grande maestro zen Thich Nhat Han. A 95 anni si è spento serenamente nel suo monastero, in Vietnam. Poso il computer e chiudo gli occhi.
Thay, come lo chiamavamo affettuosamente, amava la pioggia. Ho vivido il ricordo della comunità raccolta in meditazione in una grande sala durante il ritiro del 2008, vicino a Roma, quando lo incontrai per la prima volta. Durante il discorso di Dharma, un acquazzone si abbatté sul tetto in legno e contro le pareti trasparenti dello zendo. Si fermò per ascoltare – e noi con lui – in un rispettoso silenzio. Il suo viso era illuminato come se stesse assistendo ad un miracolo.
Thay sapeva ascoltare la pioggia, goccia per goccia. Era la pioggia in ogni sua goccia. Ed è questo il grande segreto: ascoltare la pioggia goccia per goccia, essere goccia nell’infinito oceano.
Amato, dolcissimo maestro, sei nel mio cuore. Portaci tutti nel tuo.
Domani, continuerò ad essere.
Ma dovrai essere molto attento per vedermi.
Sarò un fiore o una foglia.
Sarò in quelle forme e ti manderò un saluto.
Se sarai abbastanza consapevole,
mi riconoscerai, e potrai sorridermi.
Ne sarò molto felice.
Thích Nhất Hạnh
(11.10.1926 – 21.01.2022)