Tahiti. Come sto vivendo qui
Tre mesi che son qui. Piccolo racconto di vita (febbraio 2022).
Le donne polinesiane di ogni età amano le corone di fiori e foglie, imparano a intrecciarle sin da bambine. La mia è un regalo di Giorgio; si acquistano fresche al mercato o nei banchi lungo la strada. Si indossano nei fine settimana, per una serata o un'occasione speciale, oppure semplicemente quando si vuole essere belle.
Mi alzo solitamente presto: i galli danno il segnale molto prima dell’alba e quando sono le sei il sole è già alto. Qui inizia tutto nelle primissime ore della giornata, i bambini vanno a scuola alle sette, si pranza alle undici, il mercato la domenica apre alle quattro. La città è vivacissima, la mattina è il momento più bello per farci un giro.
Stanotte ha piovuto forte e al mio risveglio ho trovato il giardino pieno di foglie cadute. L’aria è ancora fresca, le raccolgo e le getto in un angolo in fondo, vicino al banano ben potato, come mi ha detto il vicino-guardiano. I marinai, miei compagni di casa, sono già in cantiere, non rientreranno prima delle quattro.
Mi concilia lavorare o scrivere subito dopo la colazione di frutta e caffè. Concentro la mia attività al pc in certe giornate, lasciandomene libere altre. Nella fase di deep working - come si dice in quel linguaggio moderno abilissimo nell’oscurare la durezza delle cose - tiro dritto fino al pomeriggio, spezzando con un breve spuntino; lo stomaco leggero rende la mia mente chiara e produttiva, è il suo compagno ideale.
Quando le gambe ne hanno abbastanza di stare sotto il tavolo, le seguo e andiamo a piedi in quindici minuti in centro Papeete. Nel tardo pomeriggio il caldo cala e il lungomare di Paofai si trasforma in una palestra a cielo aperto: uomini, donne e bambini, tutti a fare ogni sorta di attività nella bella luce del tramonto, stretti in quelle due ore che separano dal buio nerissimo. È giovedì, e oggi raggiungerò il gruppo di ginnastica che si ritrova in una piazzetta circondata da alberi fioriti.
Oltre a muovermi al ritmo di una tipica musica bum bum, amatissima da queste parti, incontro persone di qui; non ci sono molte occasioni, per inserirti un minimo devi fare delle cose. Qualche incontro può capitare anche sulla spiaggia pubblica di Vaiava, popolarissima a Tahiti; le chiacchere lì si fanno a mollo nelle acque calde della laguna, alla polinesiana.
Dopo dieci anni di Argentario, so che quello dell’integrazione con la popolazione locale è più un mito che una realtà. È difficile, qui come là rimani un po’ sempre forestiera. Ed è con i forestieri, in effetti, che ad ogni latitudine riesci a legare di più, alla pari, mossi dalla stessa esigenza di scambiare, di non sentirsi stranieri.
Siamo stati contenti quando una coppia italo-francese ci ha invitato a camminare. Sono qui da tanti anni e generosi di tutti i segreti dell’isola, quelli naturali e quelli umani. Passeggiate, montagne, cascate, angolini da esplorare, e poi abitudini, tradizioni, cose da fare: gli sono molto grata.
Amiamo Tahiti, ci mancherà quando sarà il momento di andarsene. È forse più modesta dei paradisi marini qui intorno, ma certo la più vivibile. E con le foreste più varie e rigogliose dell’arcipelago.
Tre mesi che sono qui, il tempo è passato velocissimo, sono arrivata a dicembre, in primavera, e tra poco sarà già autunno. L’ho goduto profondamente e riempito di meravigliosa bellezza. Tuttavia, non sempre è facile, e si può ben capire appena si esce dallo stereotipo. Ci sono momenti di solitudine in cui si sente intensamente lo sradicamento che può portare una vita come questa.
Nomade, senza una base stabile, in un certo senso lontana dalla società. E quanto lo avverto ora, lo spaesamento, con la guerra in corso. Ma si potrebbe evitarlo, non avvertirlo? In una vita così, si diventa, nel bene e nel male, punto di riferimento a se stessi. E quanto si apprezzano allora le relazioni, le più lontane e care, e le più vicine, sporadiche e sorprendenti. Ma, d’altra parte, non c’è vita senza ombre, né cambierei la mia per niente al mondo.
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Mia vita, non ti cambierei per niente al mondo.
Ti tengo stretta come un tesoro conquistato.
Sempre ti chiamo “nuova”, perché nuova sei, ogni giorno.
Mi apro, vado in fondo, supero ogni paura.
E nel viaggio conosco il mio cuore.