Un mese a Bali. Piccolo inventario di bellezze e follie
1. La benedizione delle auto 2. Riso e computer 3. Overtourism 4. Musica nel vento 5. Corallo sotto 6. Plastica sopra 7. Il traffico asiatico
1. La benedizione delle auto
Nell’induismo balinese, non soltanto gli dèi, ma ogni oggetto importante per la vita quotidiana merita benedizioni e offerte, anche le auto e soprattutto i motocicli, che trasportano la maggioranza della popolazione.
Si vedono uomini e donne che sistemano foglie di banano cariche di petali gialli, viola e rossi, riso, caramelle e biscottini sui manubri, sui cruscotti, fra i tergicristalli. Curioso e sacrosanto, per scongiurare e prevenire gli incidenti. Ne avremmo bisogno anche noi.
Il gesto benedicente è molto bello e intimo e si compie al mattino oppure alla sera: tra l’indice e il medio si tiene un fiore che viene fatto roteare lentamente nell’aria, poi con grazia si spruzza dell’acqua e si accende un bastoncino di incenso. Il mezzo adesso è pronto e il passeggero potrà andare sicuro di arrivare sano e salvo.
Partiamo per un lungo trasferimento in macchina e il nostro autista sale a bordo con chicchi di riso sulla fronte e un piccolo fiore all’orecchio. Anche lui è passato dal tempietto di casa prima di venire a prenderci per ricevere protezione per se stesso e per noi.
2. Riso e computer
Ci sono giornate che dedico interamente al lavoro, a volte è necessario recuperare quando il viaggio ha preso il sopravvento. Oggi è una di queste e per l’occasione cerco un coworking nei dintorni di Ubud, la capitale dei nomadi digitali che qui a Bali hanno uno dei loro più numerosi quartier generali.
Normalmente non lo faccio, lavoro dalla casa o dall’albergo in cui mi trovo, ma qui ce ne sono di famosi e sono curiosa di provare. Ne trovo uno appena fuori città, con caffè e comodi tavoli forniti di prese, circondato dal verde brillante delle risaie.
Non riesco a concentrarmi. Sono attratta e distratta da una famiglia che lavora proprio qui di fronte nel campo di riso. Il padre è quasi gobbo. Taglia alla base fasci di piante col falcetto senza mai sollevare la testa. Poi con la moglie le battono su una cesta di foglie per liberare i chicchi. La figlia setaccia la pula. Protetta da un cappello a punta, setaccia per ore sotto un sole cocente. Intanto, il fumo si solleva dagli sterpi bruciati per renderli fertili.
Gesti antichissimi, che mi lasciano lì incantata, interdetta davanti al mio computer. Quel campo ci separa come un abisso spazio-temporale. Eppure, una corrente ci lega, quella fatica, quella sapienza, quella necessità primordiale di procurarsi il cibo mi giungono dritte al cuore come un monito. Il lavoro umano contiene un immenso valore. Lo so, e adesso lo so più di prima.
3. Overtourism
Si chiama così il fenomeno di sovraffollamento turistico definito dall'Organizzazione mondiale del turismo come "l'impatto del turismo su una destinazione, o parti di essa, che influenza eccessivamente e in modo negativo la qualità della vita percepita dei cittadini e/o la qualità delle esperienze dei visitatori".
Una piaga che si sta diffondendo con il turismo di massa, che non è più soltanto europeo o statunitense, ma anche asiatico e sudamericano. Prima viaggiavamo soltanto noi occidentali, oggi viaggiano tutti. (E non posso proprio dire niente su questo, perché sono contraria a qualunque privilegio.)
Bali ne è affetta, per fortuna non in questa stagione (ottobre-novembre), considerata “bassa”. L’isola è una delle mete privilegiate del turismo internazionale per le sue bellezze naturali, artistiche e spirituali, prezzi contenuti, gente accogliente. Ne abbiamo un assaggio, e ci rifugiamo nella quieta campagna dell’interno, lontano da tutti gli spot più battuti.
A grandi gruppi si muovono soprattutto gli asiatici - indiani, cinesi, giapponesi - e i russi, che sono moltissimi da queste parti. Ma anche gli stessi indonesiani, che vengono in visita a Bali dalle altre isole, Giava e Sumatra.
Ho messo a punto 5 regoline per non essere sopraffatti dal turismo: viaggiare in bassa stagione; privilegiare l’interno; visitare qualche spot famoso la mattina prima che arrivino tutti; stare un po’ di più in modo da scalfire lo strato turistico e avere contatti umani diretti; non essere troppo snob, perché alcuni luoghi sono belli e vale la pena vederli nonostante il turismo.
4 Musica nel vento
Un congegno in bambù che gira nel vento, producendo una musica dolcissima e meditativa. Ci fa compagnia nel silenzio della campagna sul lago di Buyan, incastonato nella caldera di un vulcano insieme ad altri due gemelli.
La melodia è quella della musica sacra balinese prodotta dall’orchestra gamelan, fatta di metallofoni, batteria, tamburi, xilofoni, archi, flauti di bambù e gong, dove ogni singolo tono musicale simboleggia dio. Come avrà fatto il geniale contadino a simularla è un meraviglioso mistero.
5 Corallo sotto
Nuotiamo insieme alla corrente, lasciandoci portare, quasi senza muoverci. Il mare è caldo e trasparente, l'acqua sembra aria.
Scorrono coralli cervello verde salvia. Coralli chiari di panna aderiscono a guaina sul fondo e sulle pareti. Coralli rosa, coralli viola, le punte brillanti. Stelle marine lilla, soltanto lilla. Anemoni gialli ondeggianti nella stessa direzione, chiusi a mazzi.
Piccoli pesci rossi e neri. Viene avanti un branco, a pelo d’acqua: smilzi e trasparenti; e poi bianchi e neri a strisce, violacei e dorati. Stanno compatti. Altri si disperdono come schegge di materiali preziosi.
Pesci di velluto blu e neri, le code a pinza che si aprono e si chiudono. Un grande dentice argentato, piccolissimi azzurro elettrico, pesci pappagallo di tutti i colori.
La tartaruga nuota come un angelo, ma velocissima.
Un’aguglia giallo limone fosforescente, un pesce a pallina blu e grigio, quelli rigati che voglio toccare con la mano, una coppia di esagoni giallo-neri-bianchi con il muso lungo, elegantissimi. Lenti e vicini, pare vadano a sposarsi.
Due lunghe foglie rosa, ricamate come un merletto, spuntano dalle rocce nere, leggere e surreali. Sembrano di pizzo.
Sento solo il mio respiro nella maschera. Vorrei che questa bellezza restasse per sempre nei miei occhi. Vorrei poterla spargere e che tutti potessero vederla e dire: evviva! Evviva la grande bellezza del mondo!
6 Plastica sopra
Ce n’è tantissima, che a volte viene quasi da piangere. Sulle spiagge, nella laguna, a galleggiare nel mare. Nei vicoli dei villaggi, a bordo strada, davanti alle case, ai negozi. Tantissima, soprattutto monodosi. Tutti bevono acqua in bicchieri di plastica sigillati, e se ne disperdono migliaia, milioni. Come i sacchetti. Raccolgo tutto quello che posso, ma è una goccia nell’oceano.
L’ Asia è immensa, 5 miliardi di persone che usano la plastica. 280 milioni di indonesiani usano plastica. E non che non ci siano servizi di raccolta. Ci sono, almeno qui, e si vede l’impegno ma i numeri della plastica sono infiniti e per ora c’è poco da fare: nei Paesi più arretrati si disperde nell’ambiente.
All’ingresso del villaggio di Serangan c’è una grande discarica. Qualche giorno fa è bruciata per tre giorni di seguito. Fiamme di plastica. Ma piccoli roghi sono sparsi per tutta l’isola perché non c’è altro modo. I rifiuti sono un grande problema, ma per i poveri lo sono mille volte di più, ci vivono in mezzo, ci camminano sopra. Da noi qualcuno li porta via, qui rimangono.
7 Il traffico asiatico
Ne avevo avuto un saggio nei viaggi in India di parecchi anni fa. Chennai, Nuova Delhi sono inferni di traffico. E nel frattempo la motorizzazione di massa ha fatto passi da gigante, arrivando ad intasare anche Bali. La sua capitale Denpasar ne è letteralmente paralizzata. L’incantevole cittadina di Ubud pure. Le auto stanno in fila per ore. I parcheggi contengono migliaia di motorini. Se uno non è stato da queste parti non sa che cosa sia il traffico.
Il sistema di trasporto pubblico è insufficiente, non ci sono finanziamenti, ma nemmeno una reale volontà politica di contrastare il mezzo privato, anzi. D’altra parte, uno dei mestieri più praticati di Bali è quello di trasportare i turisti su e giù per l’isola. Costa pochissimo, è comodo, e lo facciamo anche noi. Tagliare questo significherebbe affossare intere famiglie, niente da fare.
Prima o poi arriveranno anche qui le politiche ambientali. L’ecologia resta per ora un privilegio dei Paesi ricchi.
Nel frattempo siamo approdati nel Borneo, Kalimantan meridionale. Tutta un’altra Indonesia, musulmana, lontanissima da Bali. Ecco le prime foto. Lasciatemi ambientare e poi vi racconto.
Quanta ricchezza i tuoi racconti.
Quanta bellezza e stupore generano.
Arrivo alla fine e penso quando smetteremo di sentirci noi, qu,i da questa parte il centro del mondo? Il lato giusto?
Sorrido immaginando di tenere in mano una sfera, il mondo,.... splendido solido senza lati, con un unico centro, nelle sue profondità.
Aspetto altri racconti che mi fanno assaporare e amare sempre più la sfera mondo.