Vita sul Monte e altre sorprese
Sono quassù da tre settimane, fuori dal mondo e dentro me stessa. Non vorrei più scendere. E cambia anche un poco la prospettiva della mia itineranza.
Sono le 7,30 e stamattina scrivo da qui. La casetta che abito da tre settimane è una vecchia porcilaia restaurata dagli amici del Casale gatta morena. E’ uno spazio aperto, con poche cose utili, su un giardino di papaveri. Il cellulare è fuori dalla finestra per acchiappare la rete ballerina, ma per quel che mi serve va bene così.
Ci sto benissimo, per la pulizia delle forme, i colori viola azzurri degli arredi cuciti e fabbricati a mano, e la luce verde degli alberi. Raccolta nelle mie cose e nel mio lavoro, e nello stesso tempo aperta alle persone che abitano nei due appartamentini vicini o che arrivano quassù a trovarci.
Questo luogo rappresenta per me quell’equilibrio ideale di solitudine e relazione che ricerco ovunque negli spostamenti: mi piace descriverlo come l’equilibrio della mela :-)
Una delle risorse più straordinarie del moderno nomadismo è la possibilità di scegliere il luogo di cui hai bisogno in quel momento, può essere New York o un monte isolato. Adesso, dopo il tanto andare degli scorsi mesi, per me è il secondo. Rimanere fluidi per seguire se stessi continua a rimanere il più grande privilegio di questa scelta. Sudato, ricercato e costruito - non lo dimentico -, ma pur sempre un privilegio di libertà.
Io non ho macchina e quassù ci vengo a piedi. I miei tragitti senz’auto sono naturalmente molto lenti e lunghi e mi danno sempre l’opportunità di fare un piccolo viaggio nel viaggio. Provenendo da Roma, mi fermo una notte nel magnifico centro storico di Viterbo, alla residenza Nazareth, dove ritrovo dopo tanti anni l’atmosfera pellegrina della via Francigena.
La mattina dopo ho l’unico bus per Cellere, la stazione è lontana un paio di chilometri, ma lo zaino è leggero, e anche l’aria appena soleggiata. L’autista mi lascia all’ultima fermata del bel borgo antico, dove mi aspetta una passeggiata di un’altra oretta per raggiungere il Monte Maria. Ci vuole un po’ di tempo, ma l’arrivo dal basso è magnifico.
La stradetta è costeggiata da alberi di acacia, alti e di fiori bianchissimi: il ronzio impercettibile degli insetti si avverte soltanto perché il silenzio è assoluto. Silenzio e bellezza mi accompagnano nei giorni successivi, è la ricchezza di questo posto.
Mi sveglio e lavoro, oppure cammino e mi metto al tavolo più tardi. Ci sono campi aperti, stracolmi della fioritura di maggio, e boschi di canneti e ruscelli. Ambienti ancestrali, che sembra impossibile trovare ancora. Qui intorno è lasciato com’è, e la varietà della vegetazione spontanea fuori dalla mia finestra pare infinita. Con erbe e foglie di ogni genere a centimetro zero mi cucino una deliziosa frittata.
Respiro tutto e porto tutto dentro di me. Mi ripulisco, e uso la rete quel tanto che basta per rimanere in contatto. Per il resto, non mi serve nient’altro.
Mi rendo conto che stare è altrettanto interessante che andare. Sto meditando, già dalla scorsa sosta di Cremona, ad aprile, un modo un po’ nuovo di itinerare, con soste più lunghe. Consente di esplorare maggiormente l’area intorno - e da queste parti c’è l’imbarazzo della scelta: Canino, Farnese, Tuscania, minuscoli borghi -, ma soprattutto un migliore adattamento di se stessi e in generale una conoscenza più profonda di luoghi e persone. Ma anche il riposo e una modalità di lavoro più distesa.
Ogni tanto fa bene aggiustare il tiro, e sempre in nome di quella libertà o forse consapevolezza. So che non potrò farlo ovunque, soprattutto se vado lontano, ma la tendenza vorrei fosse questa. Spostamenti con tappe larghe mi paiono anche maggiormente sostenibili dal punto di vista ambientale.
Come di consueto, è però tutto da testare. Ormai ho capito che un conto è l’idea e un conto è la pratica. Sono attratta dai programmi, mi danno sicurezza, ma poi il flusso vitale - che in me ormai la fa da padrone, molto più della testa - disintegra regolarmente gli schemi prefissati. Vedremo nei prossimi mesi se saprò davvero tenere a freno l’inquieta curiosità che mi spinge sempre avanti.
Per chi non l’avesse ancora vista
Ma la cosa che mi è piaciuta di più è questa. Scrive Nicola nell’ultimo numero Ho incontrato una nomade:
Non avevo bisogno di fare questa traversata per scrivere della sua storia. Sarebbe stato sufficiente il suo blog e magari una chiacchierata al telefono. Andando lì e registrando la sua intervista, invece, sento di aver creato davvero un legame con lei.
Ecco qualcosa di raro e speciale in un mondo di call e distanze tecnologiche. Sono i doni del blog, le belle anime viaggianti che si incontrano nei Pensieri Nomadi.
✨✨✨✨✨
Prima di salutarci, ti lascio un altro paio di cose che ho scoperto questa settimana
✔Conosci Christian Bobin? E’ un autore delicatissimo, che ha molto da dare. L’ho conosciuto con il piccolo scritto Abitare poeticamente il mondo, e non ne posso più fare a meno. Mi è entrato talmente dentro che scriverò di lui e della sua visione in uno dei prossimi post.
✔Conosci il cammino più piccolo d’Italia? E’ il Cammino dei Tre villaggi, si svolge nella Tuscia viterbese per 19 kilometri e collega ad anello i borghi di Villa San Giovanni, Barbarano romano e Blera. Segnalato per bene, passa attraverso luoghi incantati, tombe etrusche, foreste di felci e foglie giganti di rabarbaro, le gole del fiume Biedano. Si fa in giornata o si spezza nel centro medievale di Barbarano, una meraviglia.
Grazie di aver letto i Pensieri Nomadi, e se ti è piaciuto l’articolo condividilo con gli amici.
Un saluto e a presto 🌹
Cristina
La vera ricchezza di questo stile di vita è la possibilità di scegliere. Scelta che non è unica e immutabile, ma che cambia nel tempo a seconda delle esigenze, delle inclinazioni e delle condizioni. Noi, dopo 3 anni di nomadismo lento tra le Alpi italiane, ci siamo lanciati ad esplorare la Patagonia. Dopo 7 mesi dj viaggio toneremo, prenderemo casa in montagna per qualche mese e poi chissà... forte ripartiremo o forse compreremo casa. Libertà.
Ps: deliziosa la tua casetta
Buona strada Cristina, ovunque ti porti.