Viaggio in Hokkaido
Sto girando un bel po'. In questo momento sono in treno verso la punta nord dell'Hokkaido, ai confini tra Giappone e Russia. Dal finestrino scorrono chilometri di foreste, grandi fiumi, campagne.
Felice di trovarti fra i Pensieri Nomadi💕
Verso Rishiri, una micro isola tra Giappone e Russia
Scrivo dal treno che mi sta portando verso l’estremo nord dell’Hokkaido. È un lungo viaggio, iniziato stamattina alle 6. Tra qualche ora sarò a Wakkanai, la cittadina più settentrionale della regione, e da lì mi sposterò nell' isola di Rishiri, a ovest, nel mar del Giappone, con un paio d'ore di traghetto.
Le piccole isole remote mi attirano molto, sono curiosa. Rishiri è vulcanica, perfettamente rotonda con una grande montagna a forma di cono al centro. Vado per camminare ed ammirare.
Il tragitto per arrivare lassù è magnifico: il treno attraversa lentamente la foresta e dal finestrino scorrono grandi fiumi, distese di betulle e abeti, pochi villaggi agricoli. Non ho mai visto il territorio russo ma me lo immagino un po' così.
Sono in Hokkaido da una dozzina di giorni. Dopo essermi lasciata alle spalle le atmosfere sacre dell'Honshu, qui c’è un altro Giappone. Sto girando parecchio, e molte sono le sorprese.
La presenza degli occidentali
Hokkaido è l' isola della natura per eccellenza, con la più alta densità di vulcani, foreste e acque termali, ma il mio primo contatto è stato sorprendentemente con la storia.
Non sono molte le città giapponesi con vestigia occidentali: Hakodate, dove si arriva con il traghetto da Aomori, è una di queste. Perché, insieme con Nagasaki, un' altra città che amo molto, è stato il primo porto aperto alla metà del XIX secolo agli americani e agli europei, dopo centinaia di anni di chiusura totale dei confini.
Sbarcando ad Hakodate pensavo di trovarmi in un posto esotico e invece sono arrivata in uno dei luoghi più western style del Giappone. Ma chiese cristiane ed edifici ottocenteschi, che per noi è normale visitare a Parigi o a Londra, qui sono molto esotici.
L' esotismo, in effetti, dipende dai punti di vista.
Treni, bus, ostelli, e la Coop
Anche da queste parti si gira agevolmente con treni e i bus - con un po' di buona volontà si raggiungono luoghi remoti - e si trovano ostelli con un’ottima qualità-prezzo. In tutto questo viaggio mi sto organizzando così, piuttosto low cost. Se una sera mangio il ramen, quella dopo compro il pesce crudo alla Coop (la catena dei supermercati si chiama proprio così).
Mi sento sempre al sicuro, di giorno, di sera, in città e in montagna. L’organizzazione è massima, tutto è puntuale, preciso, e non si sgarra. E anche se quasi nessuno parla inglese il mio viaggio fila liscio come l’olio. I giap sono simpatici e accoglienti, come turista sei la benvenuta.
Non mi dispiacerebbe affatto vivere qui per un po’.
Turismo concentrato e luoghi solitari
Il turismo c’è, ma non è invadente. Soprattutto giapponese, cinese e statunitense. Niente a che vedere con Kyoto, per intenderci. Ma c’è da dire che questa non è la stagione più affollata, anche per via del tempo, spesso afoso e piovoso; qui si viene perlopiù in inverno perché sono zone fredde dove la neve è abbondante, friabile e duratura. Insomma, il paradiso degli sciatori.
In alcune mete meno battute mi sono anzi ritrovata completamente sola, pure troppo. Come quando sono andata al vulcano Esan, all' estremità della costa meridionale - si, sulla costa: tra le tante bellezze, c’è quella delle montagne che si buttano nel mare.
Avrei tanto voluto salire sull’Esan, ma i fumi che fuoriuscivano dalle rocce, la presenza degli orsi bruni segnalata da continui cartelli, e i sentieri isolatissimi mi hanno dissuasa. Peccato, ma ho respirato molta poesia anche ammirandolo dalla spiaggia. D’altronde, si fa quel che si può.
Gli angeli della natura
Un tratto che sto riscontrando è che la natura non è sempre accessibile. O meglio. All' interno dei numerosi parchi, ci sono infrastrutture che permettono a tutti di visitare alcuni siti - come la valle dell'Inferno di Noboribetsu, l'area termale più grande e famosa del Giappone - mentre la maggior parte del territorio è fuori portata. Almeno per chi, come me, non è a proprio agio in luoghi eccessivamente impervi e reconditi.
Io comunque provo a inoltrarmi e semmai torno indietro. A volte incontro qualche angelo. Salendo dal meraviglioso lago Toya verso i vulcani tutto intorno, ho trovato Paolo e Alice, i primi italiani (marchigiani) del viaggio. Abbiamo camminato insieme per un lungo tratto, e grazie a loro sono riuscita ad arrivare dove da sola non avrei osato. Ecco un dono, inaspettato e bellissimo.
Su queste montagne può essere saggio affidarsi a qualche guida locale, io per ora non l'ho fatto. Ma sto pensando di organizzare un giro nella penisola di Shiretoko, a est, una zona remota piuttosto vasta. Li si, mi farò accompagnare a camminare; c’è una guida franco-giapponese che pare bravissima, segnalata dai ragazzi di Senigallia.
Incontro d’amore a Otaru
In questi giorni sono felice perché ho avuto con me un angelo speciale, il mio compagno Giorgio. Sono andata a prenderlo a Otaru - un' altra cittadina storica, sede di un vivace porto commerciale fra Otto e Novecento. È arrivato da Hong Kong con la barca su cui sta lavorando e abbiamo passato insieme quattro giorni a Sounkyo, nel parco di Daisetsuzan, nel centro dell’isola. Un’immensa area naturale con 16 cime.
Con lui l' avventura è più intensa: abbiamo disceso la montagna di Kurodake ricoperta di felci, aceri e abeti. Mi tiene e mi conduce dolcemente per i sentieri ripidi dove soffro di vertigini, e io riesco a superare gli ostacoli. Lo amo per questo, e per tante altre cose.
Sull’isola vado da sola; al ritorno lo ritroverò a Otaru.
Bel racconto di viaggio
Bello questo Giappone poco raccontato!