Lettera dal Borneo
🌳 Dove siamo 🌳 In barca lungo la foresta pluviale 🌳 6 cose meravigliose sugli oranghi 🌳 Pongo, Sapiens e l'olio di palma 🌳 Da pace a pace
Dove siamo
La seconda foresta pluviale tropicale più grande del Pianeta dopo l' Amazzonia si trova nel Tanjung Puting National Park, un’ area protetta di 4100 kmq. Si snoda lungo infinite vie d'acqua, deposito delle piogge e dell'umidità, unica via di accesso per viverla, penetrarla o visitarne un tratto.
Siamo nel Kalimatan centrale, un' ampia regione pianeggiante a sud del Borneo, la terza isola più estesa del mondo, compresa tra Malesia, Brunei e Indonesia. In passato era interamente ricoperta di foreste per il suo clima caldo e umido. Pesantissimo per noi occidentali, ma è a lui che dobbiamo tanta meraviglia.
In barca lungo il Sekonyer River
A bordo di un klotok in legno, che nel passato trasportava le merci, percorriamo uno dei tanti fiumi, il Sekonyer River, e i piccoli canali intorno. Disconnessi e immersi per quattro giorni in un verde ipnotico che adesso è difficile lasciare.
Bellissimo il risveglio, suggestivo il tramonto, incantevole il paesaggio. Quasi finto. La quinta di un mondo surreale, un acquarello di mille forme e sfumature.
Ci vivono 900 specie di piante e alberi, gibboni e scimmie dai nasi a proboscide, uccelli e insetti di ogni genere, orsi, coccodrilli. E il maggior numero di oranghi allo stato selvaggio del mondo, circa 6000. Ci sono soltanto qui e a Sumatra.
Il cuore della foresta è Camp Leakey, un leggendario centro di ricerca e conservazione degli oranghi nato negli anni Settanta, che cura e reintegra centinaia di esemplari semi-selvaggi salvati da situazioni di cattività o mercato nero degli animali selvatici.
Gli oranghi vivono nella foresta profonda, è impossibile vederli. Si possono invece osservare a distanza quelli semi-selvaggi che ruotano intorno ai campi, dove i ranger gli danno da mangiare a ore prestabilite per integrare in parte la loro dieta, specie nella stagione secca, quando la frutta scarseggia. Eccoli qui.
LA FORESTA E LE SUE CREATURE: LE FOTO
6 cose meravigliose sugli oranghi
1 Il nome è di origine malese: orang, "uomini", hutan, "foresta". Uomini della foresta. In effetti, in un incontro ravvicinato che mi è capitato di avere ci siamo guardati negli occhi. Uno scambio tra primati.
2 Sono i più grandi animali arboricoli che esistono in natura. Gli alberi che li ospitano sono altissimi e flessibili. Possono piegarsi fino a terra per sostenerne il peso.
3 Percorrono 10 km al giorno per cercare il loro cibo preferito, la frutta. E ogni sera intorno alle 16 scelgono un albero diverso dove costruire il proprio giaciglio di foglie per la notte.
4 Si muovono in alto, tuffandosi da un albero a un altro. Prima però pianificano il percorso: tastano con cura ogni ramo e può bastargli una foglia tra due dita per lanciarsi.
5 La femmina, dopo una gestazione di 8 mesi, cura il cucciolo fino a 8 anni. Un piccolo alla volta: soltanto quando sarà in grado di essere indipendente, lo lascerà andare e sarà pronta per una nuova gravidanza.
6 Il maschio alfa si conquista il titolo sul campo, con combattimenti e vittorie sugli altri maschi. Più combatte, più mangia, più diventa potente. E così la sua voce: è l'unico che emette un suono grazie a un collare amplificatore che ha sotto la gola. Sentirlo fa una certa impressione.
Pongo, Sapiens e l'olio di palma
Pongo è il nome scientifico dell’orango del Borneo, specie pygmaeus. Anche lui, come migliaia di altri esseri viventi (e non viventi), è stato censito dal più grande catalogatore di tutti i tempi, il botanico svedese Linneo, che ammiro immensamente e sempre incontro nelle mie indagini naturalistiche.
Il suo stato di conservazione è considerato critico. La foresta è minacciata: l’ habitat è infatti molto appetibile per l' altro primate che gli vive accanto, Homo Sapiens. E che ha interessi ben più elevati di quelli di Pongo.
Migliaia di ettari di foresta pluviale sono stati bruciati per fare spazio a immense piantagioni di olio di palma. Ci raccontano che il fumo è arrivato a oscurare il cielo di Singapore.
Il Borneo indonesiano è il primo produttore al mondo di quest'olio richiestissimo in numerose produzioni di cibo industriale. Un esempio per tutti: la Nutella. Ha un bel dire la Ferrero che il loro olio di palma è certificato responsabile e sostenibile: non è sostenibile per niente. Passando in autobus le palme sono infinite e circondano la foresta come in un assedio.
Nel parco fanno un prezioso lavoro di conoscenza, educazione e riforestazione, ma l'equilibrio tra ambiente e economia è come al solito un lavoro da funamboli. L'olio dà un lavoro stabile e un reddito a migliaia di persone, non c'è molto altro qui. Ed è piuttosto il tanto vituperato turismo a salvare la foresta, che in questo caso invece è una risorsa e non un intralcio. Non ci sono mai soluzioni semplici a problemi complessi.
Da pace a pace
La luce arriva alle 4 con il suono elettrico delle cicale: lo emettono, fortissimo, con le vibrazioni dello stomaco. Segue il canto romantico dei gibboni. Una melodia di coppia che alterna le voci: la femmina coi toni alti, il maschio più bassi. Vivono e cantano insieme per tutta la vita.
Alle 7 il sole è bollente e l'aria si riempie del ronzio impercettibile delle api. E di farfalle. La stagione delle piogge sta tornando, e con lei i fiori e i colori.
La pace è assoluta. Il fiume scorre lento, mi perdo per ore nel verde e nei miei pensieri.
Dopo i giorni del distacco, il collegamento del cellulare torna con la guerra. Arrivano le notizie delle bombe.
E poi questa.
Yocheved Lifshitz è una donna di 85anni israelo-americana, attivista pacifista che nel tempo si è spesa personalmente per portare aiuti a Gaza. Dopo due settimane di sequestro, al momento di essere rilasciata, tende la mano ai suoi rapitori e pronuncia il saluto ebraico, “Shalom”, pace.
Il suo gesto dice di non diventare parte della catena d’odio, di sottrarsi al meccanismo senza fine della violenza. Dice di opporsi alla disumanizzazione del nemico perché è lì che proliferano i germi dei massacri di domani, odio che si deposita su altro odio.
Grazie al giornalista Lorenzo Tosa per l’umanità con cui diffonde queste notizie. Il suo profilo dice: Crede nel progresso in piena epoca della paura. Ai diritti nell’epoca dei rovesci. Ecco perché mi piace. Se volete seguirlo, lo trovate qui.
Ciao CRI.
Senza parole.
Senza parole per lo stupore.
I pensieri, le emozioni girano, vagano nomadi nell'universo e cosa fanno nel loro vagare non so. Forse creano contatti. Chissà, fa parte del.mistero della vita e lo stupore che il.mistero genera mi basta. Ora che so osservarlo senza parole mi basta e sentire che c'è un posto sicuro dove poter stare appoggiati con la nostra essenza mi basta.
Ho visto anche io in un video al tg la signora israeliana liberata .
In quel gesto ho visto una piccola luce ad illuminare il posto sicuro dove appoggiare la nostra essenza. Appoggiarsi li con la schiena dopo aver fatto un passo indietro dal nostro Io infarcito di ideologie, di giusto, sbagliato.
L'ho postato a molti quel video, ne ho parlato per telefono eppure qui nessun riverbero. È passato come un video tra tanti. Peccato. Su quella luce che racconta l'essenza che si incontra ci avrei costruito un processo di pace. Di pace non solo tra Palestinesi e Israeliani di pace per l'umanità.
Basterebbe un passo indietro dall' Io ingombrante e pieno di paure e solitudini per vivere in leggerezza.
Quella leggerezza degli oranghi capaci di fluttuare tra i rami, giocosi come bambini.
Stupore quindi che l'eco di quel sentimento di pace arrivi proprio da te, lontanissima da qui.
Quelle parole Shalom ne sono certa non si sono perse nell'indifferenza vagano nell'universo
come il fluire del tuo fiume, come il canto della foresta o la leggerezza degli oranghi, vagano e danzano. Nella danza il due si fa Uno.
Alla prossima Cri.
Mi colpiscono molto quelle due sedie, è come se dessero il via ad un viaggio fantasioso per me.