Nomade esistenziale
Il nomadismo digitale è l' aspetto meno interessante di questo stile di vita, lo sono molto di più quelli etici ed esistenziali
Portovenere, la bellezza di questi giorni.
Il moderno nomadismo è sempre associato all'aggettivo “digitale”, ossia all'aspetto lavorativo di questo stile di vita. La sua prima caratteristica appare dunque quella di viaggiare lavorando, di spostarsi con il proprio lavoro e grazie ad esso.
Il digitale, il lavoro svolto interamente da remoto, è in effetti una grande opportunità per chi vuole vivere itinerante oppure per chi desideri abitare, anche per periodi più lunghi, in luoghi diversi, mantenendo la propria professionalità.
E lo è anche per me, perché rende economicamente fattibile una scelta di vita che altrimenti sarebbe soltanto privilegio dei ricchi. Di chi non ha bisogno di lavorare per mantenersi e per viaggiare.
Il nomadismo digitale è interessante però se è un mezzo e non un fine, se cioè è inteso come strumento per darsi la possibilità di cambiare interiormente e aprirsi a una esistenza nuova, basata su nuovi valori, tempi e modi di stare al mondo e di avere a che fare con esso.
Questo ho imparato negli ultimi anni di nomadismo, in cui il lavoro è diventato il mio compagno di viaggio.
Il primo grande cambiamento lo ha subito proprio lui, il lavoro. Che è diventato anch’esso chiaramente un mezzo per fare altro. Prima delle dimissioni, quando ero impiegata in azienda, il lavoro era tutta la torta, adesso è uno spicchio, importantissimo ma circoscritto al necessario. Tempo necessario e denaro necessario, non di più.
Arrivare a ridurre il carico di lavoro è anzitutto un percorso esistenziale perché significa cambiare le priorità e dare maggiore peso a tutti gli ambiti non produttivi della vita: le relazioni, la propria libertà e creatività, la cura del corpo, la conoscenza del mondo, la natura e la sua contemplazione.
Ma è anche un percorso pratico perché significa fare scelte che ti consentano di ridurre le entrate, e intraprendere un cammino di felice decrescita. Rinunciare, come nel mio caso, a una casa fissa o a un’auto, con le relative spese; pratiche di condivisione tra amici; ospitalità gratuita in viaggio e soluzioni economiche ed ecologiche per spostamenti e alloggi - piedi, bus, treni e sistemazioni locali - sono tutti fattori che vanno incontro a una esigenza di riequilibrio tra le parti.
Questa modalità di vita, al di là degli aspetti materiali, comporta scelte etiche improntate all' essenzialità, alla relazione e all' incontro intesi come la più grande ricchezza, alla riduzione dei consumi, dall'intrattenimento ai vestiti, alla sobrietà, al non possedere e al volontariato come vie per una nuova sostenibilità sociale e ambientale.
Viaggiare estate e inverno con un bagaglio di otto chili e vivere con due cambi di vestiti ha modificato la mia visione. Uno zaino con dentro tutto quel che serve è diventato la misura delle cose importanti - non solo oggetti d’uso, c’è un monile, piccoli ricordi, doni. Sono gli unici che possono venire con me, il resto non ci sta. Quindi non si compra e non si possiede, si può soltanto sostituire.
La leggerezza è un valore ricercato quotidianamente, e non solo teorizzato. Così come il saper stare e il saper andare. Saper stare pienamente in un posto, in una situazione, nelle relazioni che incontriamo in quel luogo; e saper lasciare quando per noi è tempo di andare. Senza attaccamenti, ma con la bellezza di avere offerto qualcosa di noi e di portare tutto con sé, nel cuore.
Il nomadismo in questo senso è un messaggio di pace: mi piace molto viverlo così. La pacificazione di sé nell’incontro col mondo, e soprattutto conoscenza e rispetto della natura e degli altri. Il movimento è apertura, è un esercizio al mutamento, al riconoscimento della diversità: nessuna difesa del proprio recinto ma disponibilità ad accogliere ciò che arriva sul cammino.
Non è questa una premessa di pace?
Con passo lieve, senza pianificare molto, senza ottimizzare i tempi, senza trasformare il viaggio nello standard del turista. È interessante quando il nomadismo del mondo segue quello interno, con le sue inquietudini, accelerazioni e frenate. Allora si che è un' esperienza autenticamente diversa e aderente al proprio essere, lontana da qualunque sentiero prestabilito che la società tende a imporre.
Il proprio tempo e il proprio ritmo sono beni preziosissimi nella società della fretta e della omologazione di qualunque attività. Provare a seguirli almeno un po' nelle nostre azioni quotidiane fa vedere una prospettiva di libertà. Nella mia vita nomade, il tempo e il ritmo sono i due fari che illuminano la strada.
Forse ti stupirai di sentir parlare del moderno nomadismo in questi termini, che sono i miei personali. Ultimamente leggiamo infatti del tipico nomade digitale - giovane uomo, bianco, occidentale, professionista - e numerose analisi su come questa modalità di vita e di lavoro stia impattando sulle comunità locali, in Messico o a Bali, ad esempio, in cui si insedia.
Qui vorrei mettere in luce un altro modo, un' altra visione di questo fenomeno. Di una possibile modernità alternativa, fondata sull’ecologia, sul rispetto delle comunità locali e su valori contrari allo sfruttamento dei territori e al produttivismo esasperato, che poi sono due facce della stessa medaglia.
È un esercizio, una tensione, una pratica mai acquisita in tutti i suoi aspetti, ma piuttosto una consapevolezza necessaria in questa come in tutte le altre scelte che siamo chiamati a compiere in questa nostra epoca di globalizzazione distruttiva.
Ancora una volta, la parola chiave è equilibrio. Stare attenti a come si vive, a come si grava sul mondo, nomadi o sedentari che si voglia essere.
Grazie del tuo tempo e un saluto.
Cristina 🦋
San Terenzo, la bellezza di questi giorni.
Leggerti è sempre illuminante 💛
...."Quindi non si compra e non si possiede, si può soltanto sostituire.
La leggerezza è un valore ricercato quotidianamente, e non solo teorizzato. Così come il saper stare e il saper andare. Saper stare pienamente in un posto, in una situazione, nelle relazioni che incontriamo in quel luogo; e saper lasciare quando per noi è tempo di andare. Senza attaccamenti, ma con la bellezza di avere offerto qualcosa di noi e di portare tutto con sé, nel cuore..."
Preziose per me queste tue riflessioni...profonde...da brividi...una traccia per il cammino.