Prima del viaggio
Prima del viaggio è già viaggio. È l'ignoto che muove la fantasia, e il cuore. Lasciare l'insicurezza della pianificazione e stare nella fiducia del flusso vitale è il mio cammino.
Prima del viaggio si scrutano gli orari, le coincidenze, le soste, le pernottazioni
e le prenotazioni (di camere con bagno
o doccia, a un letto o due o addirittura un flat);
si consultano le guide Hachette e quelle dei musei,
si cambiano valute, si dividono
franchi da escudos, rubli da copechi;
prima del viaggio s'informa
qualche amico o parente, si controllano
valige e passaporti, si completa
il corredo, si acquista un supplemento
di lamette da barba, eventualmente
si dà un'occhiata al testamento, pura
scaramanzia perché i disastri aerei
in percentuale sono nulla;
prima
del viaggio si è tranquilli ma si sospetta che
il saggio non si muova e che il piacere
di ritornare costi uno sproposito.
E poi si parte e tutto è O.K. e tutto
è per il meglio e inutile.
E ora, che ne sarà
del mio viaggio?
Troppo accuratamente l'ho studiato
senza saperne nulla. Un imprevisto
è la sola speranza. Ma mi dicono
che è una stoltezza dirselo.Eugenio Montale, Satura, 1971.
La poesia di Montale dice molte cose che mi riguardano, che riguardano ogni viaggiatore. Contiene diversi modi di viaggiare e di guardare al viaggio. E una mia personale evoluzione: dall’insicurezza della pianificazione alla fiducia nel flusso della vita. Forse è vero che il saggio non si muove ma non c’è dubbio che spesso le virtù si perfezionano viaggiando.
Ma a patto che sia viaggio, cioè imprevisto. Se no è inutile, come dice il poeta. Perché ciò che è per il meglio, prevedibile, noto, non arricchisce. Tiene al caldo, conforta, ci fa sentire a casa, ma non ci espande. Come invece fa l’incontro con altro da noi, e con l’altro.
L’imprevisto non è stoltezza, è saggezza. E’ abbandonarsi a ciò che accade, lasciando andare l’illusione del controllo, così come i segnaposto delle agenzie turistiche.
Ci sono arrivata e non programmo più niente, soltanto il minimo indispensabile per partire, biglietto, qualche notte di arrivo, qualche coordinata giusto per orientarsi. Poi si va a sviluppo. Si può certo fissare, a patto di cambiare tutto. In Giappone ho fissato cento volte e cambiato cento volte, strada facendo, ogni giorno.
Seguendo le indicazioni apprese da una persona del luogo, una bella dritta di un altro viaggiatore, i racconti di chi ci è già stato. L’istinto, il desiderio, il cuore. Nient’altro.
Anche perché spesso le informazioni turistiche sono sbagliate, improntate a logiche di ottimizzazione che fanno a pezzi i luoghi. Sconsigliato andare a Tahiti nella stagione umida. Consigliatissimo invece. Non avremmo visto il verde scintillante delle foreste, le cascate cariche di acqua, i fiumi che si gonfiano e spariscono nel giro di una notte.
Perché sia viaggio non c’è bisogno di andare sulla luna. Dipende da come lo fai. L’avventura è prima di tutto in sé stessi. E’ più viaggio un piccolo viaggio di prossimità che ti fa fare un’inedita esperienza di te, che ti confronta con ciò che non ti aspetti, che ti porta a un insolito incontro, piuttosto che un giro chissadove, impacchettato, accuratamente preconfezionato.
In cui tu non sei protagonista in prima persona ma segui strade già battute, preparate da altri.
Mi sono detta che andrò solamente dove potranno portarmi le gambe, le mie forze, i miei limiti. Molti luoghi, pur magnifici, sono fuori dalla mia portata fisica e psichica, e non ci andrò. Non potrei attraversarli, scoprirli, e viverli a modo mio. E allora niente.
Ai rituali prima del viaggio sostituisco la fantasia, coltivo l’emozione dell’arrivo. Mi vedo lontano, e io ho una fatale attrazione per la lontananza. Mi fa sentire libera, e potente.
Tra poco andrò lontano: Indonesia. 17 000 isole e 30 arcipelaghi. Ed eccomi già piena di una pienezza che risuona in ogni angolo del mio corpo. Mi basta questo, non voglio sapere di più. Esplorerò, camminerò, mi immergerò. Lentamente, un passo dopo l’altro. In un pianeta sconosciuto.
Mi sono buttato nella lettura a capofitto. L'argomento mi tocca, mi prende... Il viaggiare è per me essenza vitale. Così, non mi sono accorto che i primi passi erano scritti in corsivo. Dunque, versi di una poesia che non conoscevo e che trovo bellissima: a firma di Eugenio Montale! Quando ero studente le sue poesie mi piacevano tutte; quelle di Ungaretti e di molti altri - che mi obbligavano a studiare - no! Spesso le trovavo noiose, non mi piacevano. Un giorno, andando a documentarmi su chi fossero i firmatari dell'Anti-manifesto - ossia, quei pochi intellettuali antifascisti che si opposero al Manifesto fascista di Gentile - scopro che Montale fu l'unico, tra tutti i poeti, a sottoscriverlo. Vi inviterei poi ad andare a scoprire, per pura curiosità, chi invece andò a firmare il Manifesto fascista di Gentile. Fu una nutrita schiera, anche di poeti famosi, che da giovane non amavo troppo! Viaggiare libera la mente... Un caro abbraccio, alla nostra viaggiatrice, che ci fa sognare
Mamma mia, che bello. L'Indonesia senz'altro, ma soprattutto il racconto. A me succede anche soltanto cambiando di regione. E credo che da oggi cambierò modo di guardare agli imprevisti, se Montale addirittura li chiama speranza... 🤔