Questi giorni a Hong Kong
Un'occasione mi ha portato qui e ho iniziato una nuova esperienza di viaggio
Perché Hong Kong?
Sono arrivata a Hong Kong il 18 giugno. Sono partita dall’Italia abbastanza velocemente, come spesso mi succede, sia perché l’organizzazione mi annoia e preferisco fluire da un luogo a un altro senza preoccuparmi troppo degli aspetti pratici, sia perché ho colto al volo un’opportunità legata al lavoro del mio compagno. Adoro le occasioni, mai rimandare.
Lui, marinaio, ha trovato un nuovo impiego qui su una barca a vela cinese e io l’ho raggiunto. Da quando, 9 anni fa, mi sono dimessa dal posto fisso e ho cominciato a viaggiare liberamente, questa è stata spesso una formula che abbiamo adottato. Mentre la barca è ferma in porto, come in questo caso, possiamo avere i nostri momenti nelle pause di lavoro; nel frattempo, io mi muovo in modo autonomo, esplorando in solitaria il luogo e i dintorni, e lavorando alle mie cose. A volte trovo ospitalità in barca, se c’è posto, a volte cerchiamo una sistemazione il più possibile vicina. Ed è così che ci siamo organizzati a Hong Kong.
Luoghi belli e interessanti, ma un gran caldo umido
Il primo contatto con questa terra è stato nei giorni scorsi il villaggio di Sai Kung, una località di mare dove le persone vanno in villeggiatura, affacciato su un’ampia baia circondata da una rigogliosa foresta. E’ un posto piacevole, ci sono i ristorantini, il pesce buonissimo e i traghetti per le isole intorno. Ne ho approfittato subito per andare a scoprire la natura con una gita a Sharp Island, un geoparco protetto dall’Unesco. Ho camminato in un contesto suggestivo di boschi, oceano e particolari rocce vulcaniche, cercando di non soccombere al caldo umidissimo, cui si fa una gran fatica ad abituarsi.
Giugno è la stagione delle piogge, l’acqua arriva a scrosci e per fortuna passa in fretta, ma il caldo da serra è costante e non ti lascia mai, se non verso le nove di sera. Il clima è pesante soprattutto in contesto urbano. La gente vive immersa nell’aria condizionata, gelida di giorno e di notte. Gli sbalzi tra interno ed esterno sono estremi. Non finirò mai di ringraziare per quanto siamo fortunati ad abitare nel clima mite del Mediterraneo, da queste parti se lo sognano.
Ne ho avuto un assaggio a Hong Kong. Due deliziosi ragazzi che vivono qui, conosciuti attraverso l’equipaggio della barca, mi hanno portato in giro permettendomi un primo orientamento “guidato” nella città tentacolare. Una vivacissima New York orientale, adagiata intorno alla baia naturale più profonda del mondo, con uno dei porti più trafficati del pianeta. Si ha proprio la sensazione di essere al centro della globalizzazione.
Otto milioni di persone stipate in un territorio minuscolo vivono in impressionanti blocchi di grattacieli, compresi i miei amici. Ogni appartamento - molti sono piccolissimi, li chiamano “case-bare” perché hanno la dimensione di appena un letto - ha almeno uno/due condizionatori. La stessa situazione abitativa si trova nella vicina Macao, a un’ora di traghetto, dove sono stata in visita un paio di giorni.
Mi guardo intorno e penso con sgomento a tutti i bei discorsi che facciamo in Europa sul risparmio energetico: ma di che cosa stiamo parlando?
Hong Kong Island
Anch’io, al momento, sto scrivendo da uno scatolone di cemento e vetro, ermeticamente chiuso, alto 25 piani. La mia stanza è all’ottavo, sopra la sala palestra. Penso di essere l’unica in tutta la città a tenere l’aria spenta: mi da fastidio e la temperatura dentro è sostenibile. Prova ne sia che si potrebbe risparmiare … ma questo è un tema che mi porterebbe troppo in là. Un’altra volta.
Mi sono trasferita qui perché i prezzi sono più bassi rispetto alla costa (ma la città non è economica) e inoltre ho voglia di conoscere più da vicino la metropoli, soprattutto la notte, quando lo spettacolo delle luci - insostenibilissime anch’esse, ahimè - illumina la baia. Lo pregusto tenendo a bada i sensi di colpa; stasera andrò a passeggiare in un bel punto di osservazione raggiungibile coi traghetti interni.
Sono in centro, ad Hong Kong Island, e posso andare a piedi alla scoperta di quartieri e mercati, grazie a un sistema di passerelle che attraversano dall’alto le strade a scorrimento veloce. Il punto forte è la rete di trasporto pubblico: capillare, organizzata benissimo fra bus, metro, ferry e funivie, consente di muoversi piuttosto agevolmente tra i vari punti dell’isola, la Cina continentale e le altre isole dell’arcipelago. Meno semplice è avere informazioni dalle persone, non tutti parlano inglese e non sempre sono friendly.
Ammetto però che, viaggiando spesso con i mezzi pubblici, mi sono abituata a girare e a sentirmi a mio agio in posti sconosciuti, forse non sarebbe così per tutti. La città, poi, è sempre più difficile della natura, almeno per me.
Da Hong Kong all’Hokkaido
Mi fermo qualche giorno e poi parto in solitaria per il Giappone. La prima tappa sarà Tokyo, per poi risalire verso l’Hokkaido, l’isola montuosa del grande nord. Torno nella terra del Sol levante per la seconda volta - del primo viaggio a Shikoku e nel Kyushu ho parlato qui - riprendendo l’itinerario che avevo concluso nella capitale provenendo dal bellissimo sud. A Sapporo dovrei incrociare nuovamente la barca e il mio bel marinaio, che nel frattempo avrà navigato fin lassù in un progetto di crociera nel Pacifico settentrionale.
Attenzione però, perché i nostri programmi di vita e di viaggio - quelli personali e di lavoro - sono sempre in linea di massima, possono cambiare e ricambiare più volte e bisogna sapersi adattare. Sia io che Giorgio siamo diventati molto flessibili in questi anni e disposti ad andare incontro a quello che c’è. Tutto si muove e anche noi ci muoviamo.
Io non ho un piano per il Giappone; ho in mente la direzione e il modo in cui intendo muovermi - lentamente, coi bus e i treni regionali, nel modo più economico e meno turistico possibile. Non avevo nemmeno un piano per venire qui. Ogni progetto è un vincolo, preferisco andare con spontaneità e noto che, oltre a non stressarmi, funziona molto bene: sia per gli scambi con le persone - l’accoglienza locale è stata sorprendente - sia per le esperienze che mi vengono incontro proprio senza cercarle, regalandomi sorprese ogni giorno.
Ci risentiamo allora tra qualche giorno, per chi vorrà seguirmi, condividere e scambiare. Grazie di essere qui e un abbraccio.
Cristina
Ciao,
Stamattina sono inciampata in questa frase:
"Cammino per sapere dove andare
Spero di incontrarmi presto
In ogni passo"
Chandra Livia Candiani
Sono tornato di recente da Hong Kong (faceva caldo, sì, ma si stava ancora discretamente bene) e devo dire che tra quelle che ho visitato è probabilmente una delle città asiatiche più facili dove un occidentale può sentirsi a suo agio, vista la sua internazionalità e multiculturalismo, con l'ulteriore vantaggio degli eccellenti trasporti, i pagamenti digitali avanzati anche senza carta e l'estrema sicurezza (merito anche, bisogna dirlo anche se non ci fa piacere, dell'intervento della Cina nel 2019 e l'installazione di telecamere ovunque, anche se a livello culturale questo ha causato altri problemi, ma meglio non infilarsi in un ginepraio). Non mi dispiacerebbe provare un'esperienza di vita da quelle parti, per i nostri standard la vita non è neanche così costosa come sembrerebbe (Milano è molto più costosa), anche se con la crisi degli alloggi che hanno non credo che trovarne uno sarebbe facile.
PS: solo un appunto a parte sul Giappone. Personalmente non mi piace fare l'associazione Shinkansen = turistico. La rete di trasporti superveloce è nata prima di tutto per i giapponesi, ed è così capillare proprio per venire incontro alle loro necessità. Anche perché muoversi con i bus o i regionali se lo può permettere solo chi ha davvero tanto tempo a disposizione. Io ci ho provato ora che sono tornato in Giappone, ma dopo un paio di esperimenti ho visto che non conveniva proprio: la differenza di tempo di viaggio rispetto al risparmio spesso non combaciava, con le ore guadagnate a prendere il primo Shinkansen che ti parte ogni venti minuti senza dover manco guardare il tabellone di gran lunga più preziose rispetto ai tempi infiniti e alle partenze troppo frammentarie di regionali e bus. Che vanno benissimo per un viaggio lento tappa tappa, ma non per coprire enormi distanze se si ha poco tempo. E questo vale tanto per i giapponesi quanto per i turisti. Ma da turista credo sia importante essere consapevoli tanto del proprio budget quanto del proprio tempo. E per me il secondo vale sempre più del primo. È solo questione di prospettive, evitiamo "lotte di classe" tra categorie (sorry, il PS mi è venuto più lungo del previsto, ma avrai già capito da altri miei commenti passati che questo è un argomento che mi sta a cuore 😅).