Raccontarsi. Perché?
Ogni tanto va fatto. Perché nel racconto la vita prende un senso. È una verifica di come si è, di dove si è. La scrittura serve a questo. E raccontarsi agli altri è molto potente.
Scrivere dal treno mi ispira moltissimo. Lo faccio spesso. Adoro il treno, è il mio mezzo di trasporto privilegiato nei viaggi grandi e piccoli.
La verifica
L’idea della verifica viene da lontano. Una quindicina di anni fa ho incontrato un personaggio straordinario, maestro rabbino. Di lui e dei nostri scambi ricordo molte cose ma soprattutto questa: gli occidentali non verificano, non sottopongono a critica le proprie azioni, e i risultati si vedono. Hanno la presunzione di dare per scontati la verità, il cammino e il traguardo. Si sentono superiori ma sono deboli: hanno paura della verifica.
Verificare bisogna, è un atto etico, un atto di umiltà: è ascoltare, vagliare, ricontrattare le priorità. Ricominciare da capo se serve. È un atto di responsabilità verso la propria esistenza: dove sono? Sto vivendo degnamente, da essere umano? Sto rispettando me stessa, gli altri?
La scrittura
La scrittura è un mezzo potente per fare questa operazione. La scrittura è, volente o nolente, un atto di verità. Se una cosa non la senti, o stride, non riesci a esprimerla. Viene fuori confusa, falsa. D’altro canto, le cose emergono scrivendole, prendono forma, escono dalle nebbie. A volte nascono scrivendo. Non ho mai dipinto, ma penso che per un artista sia lo stesso.
Da quando ho iniziato a scrivere il blog, ho raccontato parecchio di me. Vissuti, sentimenti, punti di vista. La scrittura pubblica, chiamiamola così, mi ha impartito un ritmo e un ordine che non avevo nei miei taccuini privati e che mi hanno aiutato molto.
A fare che?
A elaborare, fissare il presente. Scoprire l’evoluzione delle scelte, identificare la direzione, che nella mente si perde e poi non la trovi più. A trattenere immagini irripetibili di viaggi e incontri, che altrimenti alla lunga si sciolgono.
Tenere il filo della vita è per me una priorità e il racconto me lo permette. Il racconto itinerante di un blog più di un libro, che per forza a un certo punto si chiude, e sigilla.
L’apertura e la flessibilità di un blog corrispondono al mio sentire. Errante e transitoria, proprio così mi sento, nei passi e nell’anima.
La comunicazione
C’è poi un terzo aspetto. Raccontarsi agli altri significa rendere accessibili alcuni aspetti di sé. Non tutti, certo, alcuni. E spesso c’è un ritorno molto interessante di condivisione libera e spontanea. Nel flusso del racconto si sono costruiti bellissimi contatti, duraturi o fuggevoli, in remoto o in presenza.
Se il racconto è autentico, e non un parlarsi addosso, fa bene a chi lo fa ed è un invito per chi lo riceve. È scambio. E quando le mie parole aiutano qualcun altro a esprimere le sue, ho raggiunto un obiettivo.
La scrittura privata è un dialogo con sé stessi, importantissimo, ma manca un pezzo. Perché noi ci definiamo nella relazione. E la scrittura, il racconto è per me anzitutto relazione, con il mio interno e con l’esterno.
Trovo questa immagine bellissima e molto simbolica del raccontarsi. È la parete di un edificio cadente, con finestre bucate decorate con ricami all’uncinetto. Non nascondono ma compongono.
Qui ci sono i Pensieri Nomadi di questi anni.
Li presento soprattutto ai nuovi iscritti, che ringrazio di cuore di averci raggiunto e di essere arrivati su queste pagine.
A tutti un abbraccio e a presto
Cristina
Buongiorno Cristina, forse ce lo siamo già detti, durante quei bei pomeriggi di passeggiate e tuffi in acqua all'Argentario, da poco trascorsi... Anzi, a dire il vero, ne sono quasi certo... O forse no, avendo in quei momenti parlato anche tanto, e di tante altre cose, in mezzo e con i nostri cari amici... Ma non importa! Se così fosse, mi ripeto... Hai un gran dono: la scrittura, che arriva e mi 'tocca'! È davvero bello leggerti... Per me, e non solo, è sempre momento di riflessione e di approfondimento... L'altro ieri, ci trovavamo in barca al largo dell'Argentario, in mezzo a flutti e onde spumeggianti... Il vento era teso e in lontananza si stagliava, come un colosso, il Monte Argentario! In un batter d'occhio, il discorso che, man mano, si tesseva tra di noi è volato a te... e al tuo blog. Ad un certo punto, Milly, sorridendo, mi dice: "...io lo sapevo che ti sarebbe piaciuta ed anche tutto quello che lei mette sul suo blog... Ed è per questo che volevo che la conoscessi e che ne entrassi a far parte del gruppo". Ormai sono due anni, o anche più, che ti leggo... Grazie Cristina e grazie anche a Milly... e a tutti i vostri amici
Anche io trovo che sia importante in qualche modo raccontarsi.
A volte mi rendo conto che io tendo più al passato e rivelo sempre una nota nostalgica di fondo.
Forse il presente mi sfugge nella delirante corsa del quotidiano.
L'idea di chiudere le finestre con dei ricami all'uncinetto è carinissima, io la vedo come un gesto per restituire bellezza.