Serangan, gli dei sono ovunque
Da una settimana abito in questo villaggio. Un villaggio tempio. Ogni mattina passeggio, unica forestiera. Le sorprese sono mille. Un racconto fotografico e una prima raccolta di curiosità balinesi.
Il nostro homestay - qui si chiamano così le stanze - è in fondo a questa strada. Appena fuori c’è una casa-tempio. Una casa con dentro un tempio. Pensavo fosse l' unica e invece è una tradizione balinese: ogni casa, ricca o povera, ogni negozio ha un altare a cui si fanno offerte per propiziare gli dei.
Si potrebbe dire che l' intero villaggio sia dentro un tempio. Gli dei sono sistemati ovunque. Vengono dall’induismo indiano, ma non solo. Sebbene minoritario a Bali, si sente anche il canto del muezzin. Il suo richiamo mi giunge nell’aria come una preghiera. Non ho ancora scoperto dove stia la moschea, ma in compenso i luoghi sacri sono a ogni passo.
Nei templi si fa tutto, si seccano le alghe da mangiare in insalata e si gioca persino a tennis. Tutto è pronto per la partita di oggi pomeriggio.
Ma il dio sta soprattutto fuori, tra la gente, tanto che nelle offerte si rischia di inciampare. In mezzo alla strada, è un miracolo che auto e motorini riescano ad evitare i piccoli piattini vegetali.
Mi fanno impazzire i dettagli: sulle foglie intrecciate, ogni mattina e ogni sera, si offrono fiori, biscottini, sigarette, cocco secco ingiallito di curcuma. E un immancabile bastoncino di incenso. A volte il vento li disperde o li mangiano gli uccelli, ma nessuno li calpesta.
La vita a Serangan si svolge lungo la strada. La percorro ogni mattina e ci trovo mille sorprese. Attività quotidiane o eventi straordinari. La cultura di un popolo sta in tutti i dettagli, piccoli e grandi.
I galli nelle ceste, pronti per la vendita, o un grandioso matrimonio. Nel calendario balinese settembre è il mese perfetto per sposarsi. Ci invitano a festeggiare con loro, sono dolci e ospitali. Anche perché qui i turisti non ci sono, se non di passaggio, e il contatto è molto diretto.
Serangan è una porta laterale per entrare in Indonesia. Per la maggior parte dei turisti è anzi una porta di servizio, ci partono i traghetti per le isole. È uno di quei posti in cui nessuno viene perché “non c'è niente di speciale”. Così dicono le guide turistiche.
Ecco perché se si vuole viaggiare bisogna evitare le informazioni turistiche. Sono fuorvianti. In questo posto dove non c’è niente, la ricchezza è in ogni angolo. Basta saperla cercare e vedere.
Camminandoci in mezzo con delicatezza e rispetto, per non invadere e non disturbare. Né gli uomini né gli dei.
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Prima raccolta di curiosità. In progress
1 C’è un sacco di gente che conosce l’italiano, mi fermo lungo la via a fare qualche parola o interi discorsi. Fa un certo effetto, essendo dall’altra parte del mondo.
2 In Indonesia si è milionari: ieri ho prelevato 2 milioni di rupie, 120 euro. I soldi non ci stanno nel portafoglio.
3 A Bali si chiamano tutti con gli stessi nomi, a indicare la sequenza dei figli: Primo, Secondo, Terzo, Quarto, Quinto. Per ora mi ricordo soltanto il nome del primo: Potu.
4 Si mangia sempre e solo pesce e riso: non l’ho mai fatto, ma l’altro giorno sono andata a farmi una pizza in un ristorante italiano.
5 La sera il cielo si riempie di aquiloni. Alcuni sono grandissimi, 20-40 metri di carta colorata. Ci vuole una certa abilità.
6 Nel febbraio 2024 si terranno le elezioni presidenziali. L’Indonesia è considerata la terza democrazia più grande del mondo, 274 milioni di abitanti. Democrazia è un modo di dire: mi hanno appena bloccato il sito di Vimeo perché i video possono contenere materiale “esplicito”.
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Quanti 'colori' e quante belle realtà che ci fai conoscere...! Quant'è bello viaggiare! Apre gli orizzonti ed anche il modo di vedere le cose... Ci mette in contatto con nuovi mondi: altre culture; altri costumi; altre religioni... Aprendoci la mente!!!
Una mia piccola riflessione...
Un giorno, quand'ero ragazzino - durante una lezione di Geografia -, la professoressa di Storia e Filosofia disse, a noi studenti liceali:
- "Ma vi siete mai chiesti, perché si usa dare di 'beota' ad una persona tarda di mente?"
- "Nell'Antica Grecia, i Beoti erano gli abitanti della Beozia... Cioè, di una regione tutta circondata da alte montagne... Geograficamente, era un catino; non aveva né contatti, né sbocchi al mare (proseguiva la professoressa...). Il popolo era un popolo chiuso, limitato, e quindi arretrato... che viveva prevalentemente di pastorizia e non aveva scambi con, e verso, il mare... Ecco, dove va ricercata l'origine del termine 'beota'..."
Questa fu per me una 'vera' lezione... una lezione di vita: davvero illuminante!!! Da quel giorno, incominciai ad apprezzare sempre più le città di mare, di porto: i veri e propri porti di mare, ricchi di scambi; pullulare di etnie, di merci e culture, delle più disparate... Dunque, a preferire la gente di mare, di porto, perché notoriamente più aperta dei montanari... Spesso, anche se non sempre, le montagne chiudono gli orizzonti...
Comunque, grazie di averci dato questa bella opportunità e di condividerla insieme a noi!
Ho letto con interesse e ti ringrazio molto per la condivisione che mi permette di viaggiare insieme a te!