Viaggio e ospitalità come strumenti di pace
<Poiché le guerre hanno origine nella mente degli uomini, è nello spirito degli uomini che si debbono innalzare le difese della pace.> (Preambolo dell'Atto costitutivo dell'Unesco)
Aprirsi e assorbire
Amo viaggiare perché niente più del viaggio apre la mente e il cuore. Se sei disponibile ad aprirli, naturalmente. Dato che si può farlo anche da chiusi, cioè portandosi dietro tutto il proprio mondo, abitudini, pensieri, pregiudizi. Ma così ci si sposta, non si viaggia.
In viaggio mi trasformo in una spugna che assorbe l’esterno come l' acqua. Cerco di far entrare tutto quel che ci sta. A volte è troppo e mi devo fermare, rimandando a domani.
Rigenerarsi nel nuovo
Quello che entra è il nuovo, il diverso, il rigenerante. Bisogna predisporre lo spazio per riceverlo, liberarsi. Allora il viaggio diventa anche preparazione spirituale, capacità di lasciare il conosciuto per andare verso l’ignoto. Perché è lì che si cresce, e si cambia.
Niente mi nutre e mi anima come il viaggio. I luoghi, le persone, i gesti. I colori, i suoni. Ci cammino in mezzo come in un santuario, lentamente e rispettosamente. Per trattenere anche solo qualche lembo che si fisserà dentro.
In questo movimento trovo senso, pace. Casa.
Farsi pace
Il viaggio, se è contatto e conoscenza, è costruzione di pace. E allora le guerre là fuori stridono ancor di più di assurdo e di dolore.
Io mi mescolo quanto più posso, mentre gli uomini si uccidono in Ucraina, in Palestina. Una violenza che pare senza fine: ma la guerra è più facile della pace? Più naturale della pace? Non oso rispondere.
Dal mio osservatorio di viaggiatrice sono pacifista radicale; non lo ero, lo sono diventata. Non c'è alternativa alla pace, se non l’abisso. E per portarla nel mondo, dice il monaco zen Thich Nhat Hanh, bisogna prima coltivarla in se stessi. Altrimenti non funziona, non regge.
La pace in noi stessi è un impegno quotidiano, serio, gravoso, che richiede grandi cure, attenzione, concentrazione. Sono capaci tutti di rifugiarsi nel conflitto, pochissimi nella pace. Perla rara in questo mondo.
Comincia col rispetto di sé e si irradia. Incontrare, conoscere, amare l’umanità nonostante tutto è il mio personale contributo. Ognuno potrà dare il suo.
L’ospitalità come servizio di pace
Viaggio da sola, tutte le volte che posso con il mio compagno, quando sono fortunata con un' amica speciale. E viaggiando ho trovato la famiglia Servas, che vi voglio presentare.
Peace and understanding through travel and hosting. Pace e comprensione attraverso il viaggio e l’ospitalità: sono i valori dell' associazione di cui sono membro, insieme ad altre migliaia di persone in tutto il mondo.
Servas, dall' esperanto “servire”, è nata all' indomani della Seconda guerra mondiale sulla base di un’ idea semplice quanto potente: l’incontro, il dialogo, l' amicizia, la conoscenza diretta delle persone e delle culture attraverso l’ospitalità sono ponti per costruire la fratellanza e la pace tra i popoli.
Una rete mondiale di persone che ne ospitano altre del tutto sconosciute, condividendo la propria casa senza alcun compenso e senza reciprocità. Quando un viaggiatore lo richiederà, troverà le Porte Aperte. Così infatti si chiama la sezione italiana di Servas International.
Lo trovo un atto di straordinaria gratuità e generosità. Un valore che non ha pari nel viaggio, così come nell' esistenza di chi dà e riceve. Ma anche un atto di resistenza verso l’ideologia della paura e della sicurezza che ci vuole sospettosi, separati.
È la fiducia l' antidoto che ci fa uomini e donne di pace.
Ho trovato ospitalità nelle case tradizionali giapponesi, in una villetta della Nuova Zelanda e, in questi giorni, al 38° piano di un modernissimo grattacielo di Kuala Lumpur.
Da Khai e Yen Yen, una giovane coppia cinese con cui abbiamo condiviso un piccolo pezzo di vita e una vigilia di Natale speciale: pesce crudo e panettone.
E poi le chiacchere, il giro in città, le cose serie, il lavoro e le scelte, la buonanotte, il risveglio. In pieno agio nella loro casa come nella nostra.
Pochi giorni e riprendiamo il viaggio. L' ospitalità è un dono di cui non bisogna abusare. Quando chiudo la porta dietro di me, il mondo sa di buono. La condivisione e l'amicizia sono la speranza.
Tutti possono affiliarsi a Servas. Non esistono barriere, né razze né religioni. L’unica credenza è l’amicizia tra esseri umani, l’ospitalità come servizio in favore della pace. Servas non è social: nelle maggiori città c’è un coordinatore a cui rivolgersi per essere ammessi alla associazione. Servas è riconosciuta dall'Unesco ed è rappresentata all'Onu come organizzazione non governativa.
Per saperne di più: il sito di Servas Italia e il sito di Servas International. E se vi fa piacere scrivetemi, sarò felice di condividere più dettagliatamente la mia esperienza.
I nostri ospiti, Khai e Yen Yen, bellissimi, vestiti a festa per un evento di famiglia. Kuala Lumpur, Malesia, 23 dicembre 2023.
Molto interessante, non ne avevo mai sentito parlare 😊
Splendide riflessioni, grazie Cristina! E che sia un anno fantastico, il prossimo!