Grazie per questo racconto, che restituisce un senso di povertà dell'Afghanistan che è inimmaginabile dai racconti mediati che arrivano di solito attraverso tv e giornali.
Bellissima intervista, che fotografa un paese problematico senza cadere nella retorica e senza stare da una parte o dall'altra.
Come dovrebbero essere tutte le analisi. Peccato però per quello che emerge, ovvero un paese che sta rotolando verso l'inferno. Tanta tristezza per un'involuzione di cui siamo stati - in parte, anche minima - responsabili pure noi.
Cri, mi hai incollata alla sedia con questo racconto. Ho fermato ogni altra azione. Impressionante. Troppo dolore racchiuso in ogni parola. Gratitudine a Claudio che scardina ogni " buon senso" e valica confini per raccontare, per portare alla luce. Grazie Cri per la tua curiosità di conoscere e incontrare in ogni modalità. Leggero i libri di Claudio.
"All’ultimo controllo prima di entrare in Pakistan, mi hanno preso, bendato, caricato in macchina e mi hanno portato, credo, in una base segreta che non potevo vedere dove si trovasse. Mi hanno preso il telefono e controllato che non avessi il Gps. [...] questa modalità ovviamente per me è stata estremamente stressante, in una condizione fisica dove già ero deperito dopo 170 km di deserto.
C’è poi il tema delle donne, che sarebbe lunghissimo affrontare qui e che in queste settimane, tra l’altro, si sta aggravando in maniera pesante.
Da quando sono tornati i talebani (quattro anni) le bambine vanno a scuola sei anni, i maschi dodici. Da quando sono tornati i talebani le bambine non possono più andare in bicicletta.
[...] In Afghanistan ho visto certe facce sofferenti, è la prima volta che purtroppo le mie personali emozioni positive si pareggiano a quelle negative.
La sofferenza di alcuni occhi, i volti coperti da stracci, le scarpe usate, residui di elemosina occidentali, i fucili dei talebani sempre in bella mostra rimarranno qualcosa di difficile da dimenticare."
Da questa tua toccante intervista, ho estrapolato questo! Un condensato delle aberrazioni: per scolpirmelo bene nella mente! Ed è davvero troppo per me...
Grazie per questo racconto, che restituisce un senso di povertà dell'Afghanistan che è inimmaginabile dai racconti mediati che arrivano di solito attraverso tv e giornali.
Era un po' questo l'obiettivo, di raccontare quello che c'è, senza troppe mediazioni, grazie a te
Bellissima intervista, che fotografa un paese problematico senza cadere nella retorica e senza stare da una parte o dall'altra.
Come dovrebbero essere tutte le analisi. Peccato però per quello che emerge, ovvero un paese che sta rotolando verso l'inferno. Tanta tristezza per un'involuzione di cui siamo stati - in parte, anche minima - responsabili pure noi.
È così, anche a me ha fatto questo effetto. Povera gente, senza pace. Lui è un bel tipo, coraggioso
Cri, mi hai incollata alla sedia con questo racconto. Ho fermato ogni altra azione. Impressionante. Troppo dolore racchiuso in ogni parola. Gratitudine a Claudio che scardina ogni " buon senso" e valica confini per raccontare, per portare alla luce. Grazie Cri per la tua curiosità di conoscere e incontrare in ogni modalità. Leggero i libri di Claudio.
Grazie a te, per la tua altrettanta curiosità, mia cara Anna, "nomade sul posto". Dovrò usare questa espressione perfetta per titolare un post 🙂
"All’ultimo controllo prima di entrare in Pakistan, mi hanno preso, bendato, caricato in macchina e mi hanno portato, credo, in una base segreta che non potevo vedere dove si trovasse. Mi hanno preso il telefono e controllato che non avessi il Gps. [...] questa modalità ovviamente per me è stata estremamente stressante, in una condizione fisica dove già ero deperito dopo 170 km di deserto.
C’è poi il tema delle donne, che sarebbe lunghissimo affrontare qui e che in queste settimane, tra l’altro, si sta aggravando in maniera pesante.
Da quando sono tornati i talebani (quattro anni) le bambine vanno a scuola sei anni, i maschi dodici. Da quando sono tornati i talebani le bambine non possono più andare in bicicletta.
[...] In Afghanistan ho visto certe facce sofferenti, è la prima volta che purtroppo le mie personali emozioni positive si pareggiano a quelle negative.
La sofferenza di alcuni occhi, i volti coperti da stracci, le scarpe usate, residui di elemosina occidentali, i fucili dei talebani sempre in bella mostra rimarranno qualcosa di difficile da dimenticare."
Da questa tua toccante intervista, ho estrapolato questo! Un condensato delle aberrazioni: per scolpirmelo bene nella mente! Ed è davvero troppo per me...
E forse anche per me 🙏