Felice di ritrovarti fra i Pensieri Nomadi 🌹E un grazie di cuore a chi si è iscritto questa settimana. Buona lettura e un caro saluto da Cristina
Quello che si porta nel cuore di un viaggio sono i momenti, le esperienze più intense che abbiamo avuto l’occasione e la fortuna di vivere. Ecco le mie.
Non troverai un diario ma emozioni, che disegnano un itinerario poetico tra quello geografico appena compiuto.
Tra i vicoli di Marrakech
Allontanandomi dalla folla, mi perdo nel reticolo senza fine della medina più interna, dove le vie si popolano di quei gesti e rumori quotidiani che Elias Canetti descrive nel libro meraviglioso Voci di Marrakech (1967).
Inoltrandomi nei vicoli, incontro le botteghe artigiane. Mi invitano ad entrare, a osservare la maestria che prepara con l’ausilio di poche macchine rudimentali tutti quegli oggetti pronti all’acquisto. Mi ritrovo nelle parole di Canetti, lontane nel tempo eppure ancora così vivide.
«E’ una pubblica attività. Un fare che esibisce se stesso insieme all’oggetto finito. In una società che tiene nascosto così tanto di sé, che agli stranieri cela gelosamente l’interno delle sue case, la figura e il volto delle sue donne e perfino i suoi templi, questa intensa ostentazione del produrre e del vendere è doppiamente affascinante.»
Seguo i gesti minuti degli uomini che battono i metalli per ricavarne forme sinuose e trasparenti. Con delicatezza, senza fotografare. I loro visi e le mani sono segnati, gli ambienti angusti e bui. Apprezzano la mia presenza rispettosa che non vuole curiosare ma conoscere. Questa volta non contratto, compro e lascio qualcosa in più, un omaggio al duro lavoro umano che da secoli tramanda il modo di fare le cose.
I tramonti di Essaouira
Di Essaouira ho già raccontato qualcosa. E’ una città romantica, con le sue mura smerigliate che separano la medina dall’oceano. Le rocce che fanno saltare il mare in grandi onde e l’isola proprio di fronte formano uno scenario unico, che mi incanto ad ammirare al tramonto finché scende la sera.
Un dj berbero mette la musica per accompagnare il sole calante e la fine del digiuno di Ramadan. Mi raduno insieme agli altri ad aspettare la palla infuocata che si butta dietro l’orizzonte.
Sento il vociare del porto al rientro dei pescatori, i gabbiani impazziti. E’ difficile lasciare questo posto, starei ancora, ma non riesco a trattenere la curiosità del viaggio.
Aghroud, vento e oceano
E’ un minuscolo borgo sull’immensa spiaggia che da Essaouira corre verso sud. Poche case coloratissime: un capolavoro un po’ nascosto, sopravvissuto al cemento che assedia i suoi vicini più famosi, Taghazout, Imsouane.
Mi faccio lasciare dal taxi collettivo. Sono soltanto io, in questa stagione non c’è nessuno, soltanto un gran vento tale che porta via la testa. Cerco di resistere camminando un po’ china. Raggiungo la riva, ritirata per la bassa marea, e mi siedo in tutto quel tumulto. Mi immergo nel vento e nel silenzio finché la macchina non torna a prendermi.
Il suk di Tamri
Di questo villaggio rurale a nord di Agadir vi ho già parlato. Ma non posso non inserirlo nell’itinerario poetico, perché non intendo per poesia soltanto le cose speciali ma anche quelle più vere che mi commuovono. Se andrai da queste parti, fermati al mercato di Tamri: rimarrai catturato dall’atmosfera, dai colori, dagli abiti, dai gesti, dai profumi, fermi nel tempo.
Dai volti dolci e impenetrabili dei vecchi. Non potrai fotografarli, ma imprimerli negli occhi come un’umanità altra. Ancora Canetti: «Gli altri, la gente che ha sempre vissuto là e che non capivo, erano per me come me stesso».
Camminare lentamente tra i banchi poveri e la merce esposta a terra, catturare gli sguardi, approfittare di un miele, di un arancio, di una spezia per azzardare uno scambio. Assorbire tutto quello che c’è intorno con tutti i sensi, ecco il viaggio.
La notte di Ouarzazate
Ouarzazate è la porta del deserto marocchino, a metà strada fra la costa atlantica e il Sahara, una città un po’ mitica che ricorda il transito delle antiche carovane cariche di merci. Oggi ci si arriva per non fermarsi, ma per organizzare da qui la visita ai suggestivi siti nei dintorni. Io invece sono attratta da questi posti di passaggio, ne ho parlato varie volte nei miei racconti.
E ancora una volta sono proprio questi luoghi a regalare le più grandi sorprese.
Durante il Ramadan la città sonnecchia nel sole già caldo di marzo. Pochi i negozi aperti, qualche bottega al suk, per il resto è tutto chiuso fino al tramonto. Dalle cinque, mentre si avvicina l’ultima chiamata del muezzin che spezza il digiuno del giorno, donne e uomini cominciano a cucinare in piazza e compaiono i banchetti di dolci di miele a forma di rosa preparati per l’iftar, il pasto serale. Si prega, si mangia insieme in famiglia e si prega ancora.
E poi la notte scoppia la festa. Tutte le botteghe del mercato vengono aperte, le braci di incenso profumano la strada, fiumi di gente si riversano nelle vie per mille acquisti. La grande piazza si ricopre di luci, merci e musica. Canti, danze, suoni, saltimbanchi con le scimmiette compaiono in ogni angolo. Sono letteralmente travolta, incredula, emozionata. Col privilegio di essere l’unica turista. E’ il più bel regalo di questo viaggio.
Nell’oasi di Fint, fino ai villaggi
Non ho mai visto un’oasi. Mi faccio lasciare da un’auto all’ingresso, a una mezzora a sud di Ouarzazate. Lo scenario è suggestivo, di colline e rocce spoglie, macchie di palme verdi lungo il fiume, riquadri di orti ombreggiati dagli alberi.
Da qui si vede proprio bene il valore dell’acqua: grazie ad essa è possibile la vita. Ci sono due villaggi e tutto intorno un deserto di sabbia polverosa e pietraia.
Mi viene subito incontro qualcuno per accompagnarmi, ma preferisco esplorare da sola, assaporando passo dopo passo quell’ambiente, nel silenzio del ruscello, degli uccelli e delle poche voci che si avvertono qua e là.
Lungo il sentiero incontro i bambini che vanno e vengono a piedi dalla scuola - la scuola è un edificio recintato e ben tenuto -, gruppi di donne velate affaccendate intorno alle case semplici di fango, agricoltori chini a zappare la terra, altre donne che lavano i panni al fiume.
Mi guardo intorno e non so più in che spazio-tempo sono. Sono in un altro mondo: prima dell’industria, prima del turismo, prima che l’artificiale coprisse tutto il naturale.
Io passo e saluto, sorrido, mi sento anche un po’ in imbarazzo ad essere lì, così dentro alle loro vite. Un abisso ci separa anche se non vorrei. «Yalla yalla» dico, come per chiedere il permesso di attraversare.
Continuo a camminare fino al limitare, voglio assorbire tutta la poesia di questo luogo per riportarla con me a fecondare il mondo che conosco.
Ti leggo....ricordo Ouarzazate visitata troppi anni fa ma indelebile in me.
Ti leggo e mi viene in mente un altro libro che ci è caro: "abitare poeticamente il mondo" di Bobin.
Lo apro a caso : " nel momento in cui deponiamo ogni tentativo di possesso, le cose ci vengono incontro: ogni minuto di contemplazione, o di poesia, ci permette di ristabilire il contatto vitale con la realtà e questo esercizio ci pone in risonanza come un diapason con il mondo che ci circonda. Ci mostra qual è la nostra tonalità e ci fa capire anche che quello spazio è casa nostra ed è li che siamo chiamati ad abitare, perché è da lì che veniamo e dovremmo sentirci a casa ovunque nel mondo."
Siamo poesia e danza, non dobbiamo dimenticarlo.
A presto Cri
Anna
Ciao Cristina, ormai forse tu di rientro in Italia... Chissà...?! Qualche giorno fa parlavo del Marocco - pensando a te e al tuo viaggio - con una cara amica francese, ultra ottantenne, che ha lavorato per una vita per l'ambasciata di Francia; ma ormai maremmana per scelta. Donna libera, aperta, ha girato il mondo e continua ancora oggi a farlo... In Marocco ci va quasi ogni anno, ha là ancora degli amici. Mi avrebbe consigliato di non perdere assolutamente Fez e Chefchaouen (la città blu del Marocco). Le case, qua, sono tutte dipinte di blu, in sfumature diverse... Entrambe le località sono particolarissime ed uniche: imprescindibili per chi si avventura alla scoperta del Marocco. A te un caro abbraccio, e buon viaggio