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giu 10Messo Mi piace da Cristina Rolfini

Trovo interessante e per nulla scontato scoprire come da stili di vita simili, o ancor meglio da approcci simili alla vita, possano nascere pensieri, dubbi e riflessioni che si incrociano tra loro.

Questo tema delle fasi è diventato per me ricorrente, e vale sia per l'alternarsi di giornate difficili o fortunate, sia per l'alternarsi di tutti gli altri aspetti della vita. A volte ho come l'impressione che ci ritroviamo in certe fasi che ci sembrano vadano in controtendenza con l'ambiente circostante (come sta succedendo a me adesso a Buenos Aires), altre volte invece sembra tutti si allinei e allora si ha la sensazione di andare a ritmo con la vita.

Il proverbio diventa tale perché riassume con forza un pensiero profondo. In quello che hai condiviso ci vedo due grandi insegnamenti: il primo è quello di accettare che le cose cambiano e non possiamo controllarle del tutto; il secondo è quello di ascoltarsi, per capire in quale momento stare.

Grazie mille per averlo condiviso, per me è come un regalo.

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Hai ragione, non è scontato. Ed è un regalo scoprire affinità, elettive potremmo definirle. Il tuo scritto mi è venuto incontro come una conferma di ciò che sto elaborando in questi giorni a proposito delle fasi, che comunque non sono affatto facili da riconoscere o affrontare. Soprattutto quando arrivi da un' esperienza forte come un lungo viaggio itinerante. Un abbraccio 🙏

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giu 11Messo Mi piace da Cristina Rolfini

Cristina, mesi fa ho scoperto che Vincenzo è mio cugino de core, figurati. Le cuginanze elettive

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giu 10Messo Mi piace da Cristina Rolfini

Mi piacerebbe diventare piroga per navigare leggero nelle acque, quasi sempre increspate, della vita. Anche stando dove sono, perché i problemi veri, i conflitti interni- se presenti- ce li portiamo dietro. Per ora sono un gran tronco, ma ci lavoro su da un po’.

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Grazie Luca, piacere di conoscerti su queste pagine. Ammiro la tua schiettezza. Non sono genitore, ma se lo fossi, sarei un genitore instabile. Penso proprio che la cosa più difficile sia essere piroga nella quotidianità di una famiglia, che può essere bellissima e complessa insieme. Ciao, a presto 🙏

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giu 19Messo Mi piace da Cristina Rolfini

Quella dell'albero e della piroga è davvero una bella storia... Me la porto dentro perfino nel cognome... È nel mio DNA...

I miei antenati, alle falde del Monte Rosa, agli inizi del '400 erano dei boscaioli: gente umile, ma con i piedi ben piantati per terra! Divennero presto conduttori di una fantastica e misteriosa via: fatta tutta di tronchi, di tavolato in legno, e sospesa nel vuoto... Venivano chiamati i "della Cioenda"; poi i "della Ciodenda" e avanti così... Il significato etimologico della parola "Cioenda" (peraltro, di origine onomatopeica) è proprio legata allo scivolamento... Infatti, attraverso questa mirabile 'via', facevano scivolare a valle - dai boschi sopra Macugnaga, lungo la Valle Anzasca, oltre le gole del Morghen, e giù giù fino al Toce, in Val d'Ossola - tronchi e tronchi d'albero... Questi, venivano poi legati assieme, per diventare vere e proprie zattere (delle vere piroghe...): per trasportare merci e legname (anche fino a Milano). I "della Cioenda", lasciarono poi le montagne; abbandonarono al suo destino questa incredibile opera, per spingersi agli inizi del '500 giù in Val d'Ossola; eppoi a Roma... Qualche storico locale, nel parlare di loro, tempo fa ha scritto un articolo, dal titolo: "Dai tronchi, agli allori"...

In Val d'Ossola, di queste "Cioende", ne esistevano diverse, almeno fino all'inizio del '900. Ma, senza dubbio, come ci testimonia anche Antonio Stoppani ne "Il Bel Paese" (che fu il suo più celebre libro d'indirizzo storico-geografico, uscito in più edizioni intorno al 1870 ca: e d'importanza capitale nell'insegnamento delle scuole dell'Italia Unitaria) - la "Cioenda della Valle Anzasca" risultava allora un monumento d'archeologia industriale: che sarebbe dovuto essere preservato a tutti i costi. Invece, di lì a breve, se n'è persa completamente ogni traccia!

C'è un tempo per essere albero e un tempo per essere piroga.

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Fantastica questa storia

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giu 16Messo Mi piace da Cristina Rolfini

«C’è un tempo per essere albero e un tempo per essere piroga.»

Io sono, senza dubbio, piroga!

In questo periodo della vita - in questo lungo momento - mi sento 'piroga'! In viaggio: sempre alla scoperta di nuovi mondi, nuove esperienze, nuovi perché?

Proiettato verso un mare aperto, infinito, con la voglia di scoprire, conoscere, approfondire...

È una bella sensazione, che mi porto dietro fin dalla nascita.

La mente è sempre in movimento!

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Eccoti qui, caro Flavio, mi mancavano i tuoi pensieri nomadi ;-) Un abbraccio da piroga a piroga

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giu 14Messo Mi piace da Cristina Rolfini

Ti capisco Cristina, per me ora è quasi noioso stare ferma in un luogo, dopo aver provato il peregrinare continuo. È come se mancassero sorpresa e stupore. Poi anche quell'imprevedibilità e allegria degli incontri che si fanno in viaggio mi manca. Mi piace anche l'idea delle fasi della vita, come dici tu. Vedo che si usa spesso il "sempre" che invece finisce solo per categorizzare un momento.

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giu 14Messo Mi piace da Cristina Rolfini

Sono stata per tantissimo tempo una piroga - la mia tesina di quinta superiore l'ho scritta proprio sull'altrove. Ma da quando sono a Barcellona, mi sento un albero, ed è stranissimo! Grazie per avermi fatto scoprire questo bellissimo detto, Cristina. Lo porterò con me!

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Piacere mio di conoscerti tra queste righe. Essere albero a Barcellona non deve essere male :-) con le fronde libere e allegre

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giu 12Messo Mi piace da Cristina Rolfini

..sono piroga travestita da albero.. la notte cade la corteccia e mi lascio cadere nel fiume stando nel flusso.. 😊

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Bellissima immagine :-)

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giu 11Messo Mi piace da Cristina Rolfini

Sei albero o piroga?

Domanda a cui mi piace sempre rispondere. Tempo fa quando eri in Polinesia scrissi che ero albero cavo. Mi sentivo piroga in costruzione.

Oggi?

Oggi faccio una domanda: dove finisce l'albero e inizia la piroga.?

Mi interrogo molto su questo nostro continuo dover definire. E se ogni istante fossi albero piroga e fiume e aria e vento...

Sono in Portogallo e ieri dall'alto di queste scogliere meravigliose guardavo l'oceano, metafora prediletta di molti giganti della spiritualità. Guardi e tutto si fa semplice, cos'è l'onda se non il movimento dell'oceano. Guardo e non do nomi...guardo e tutto si collega. Dove finisce la sabbia e inizia lo scoglio, dove il gabbiano, dove il vento, dove inizio e finisco io.

I concetti ci fanno albero, ci radicano e rendono inquieti. C'è una pagina bianca dentro di noi, la pagina senza tracce e li non sei albero non sei piroga semplicemente sei.

Oggi lascio i nomi e guardo .

Grazie come sempre dei tuoi stimoli.

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Grazie Anna🙏 Il tuo punto di vista si fa sempre più chiaro. È vero che i pensieri fissano, ci fanno albero. Ma non quello libero e frondoso, quello secco, piegato dal vento. Un abbraccio. Mi aiuti a concepire le cose.

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giu 11Messo Mi piace da Cristina Rolfini

Rega' (i rega' sono Cristina e Vincenzo, qui)

Ma ci siamo fermatɜ tuttɜ nello stesso momento?

È buffo, leggere questo numero della newsletter di Cristina quando in bozza ho proprio note sullo stare, scritte a Phnom Penh quando la cosa che mi veniva meglio di tutte era stare seduta su un cuscino sul tetto, a guardare il panorama e leggere libri. Altro che esplorare.

Anche io mi sono fermata un mese fa dopo mesi in movimento, e nel mio caso, ne avevo grandemente bisogno.

Proprio perché la faccenda – la vita – è ciclica, è fondamentale saper riconoscere anche quando la piroga sta soffrendo perché in realtà ha bisogno di mettersi in un cantuccio a fare il ficus, la jacaranda, il ceibo. E ritagliare momenti di radicamento in mezzo al mare, se serve

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Sembra proprio di si .... piroghe a riposo sulla spiaggia :-) Grazie Paola di questa condivisione, ne avevo bisogno. Io in effetti mi riposo di più in movimento che ferma, ma questo fa parte delle follie personali ;-)

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