Sostenibilità nel paradiso di Kepa
Dove siamo. Sostenibilità ambientale e umana. Benessere circolare. La casa del futuro. Vecchiaia sostenibile.
Dove siamo
Kepa è una minuscola perla dell’arcipelago di Alor (16 isole di cui 9 disabitate) a nord di Timor, nell’Indonesia orientale. E’ un luogo piuttosto remoto anche per gli indonesiani, è lontano e non è battuto dal grosso turismo. Le sue acque sono famose presso la nicchia dei sub, considerate tra le migliori al mondo per le immersioni. In effetti, in questi giorni nelle passeggiate di snorkeling sto scoprendo un paradiso sottomarino. In una straordinaria trasparenza che pare aria di montagna.
Ma non ci siamo spinti fin qui per il diving. Piuttosto per fermarci e stare, dopo il mese di Bali e il viaggio intenso del Borneo. Stare nella natura, camminare, nuotare, lavorare e riposare. Quando si viaggia lavorando ci vogliono le pause e un po’ di routine di casa. E qui è il posto giusto. Grazie a una collega amica che ci viene da tanti anni e ce lo ha fatto scoprire.
Sostenibilità umana e ambientale
Oltre alla bellezza del luogo, c’è un valore aggiunto. Siamo alloggiati in un piccolo resort turistico sostenibile.
Cosa significa “sostenibile”?
Sostenibile da due punti di vista, ambientale e sociale. I bungalows e le strutture comuni sono stati costruiti da carpentieri delle tribù della costa e della montagna, secondo uno stile locale, in legno e con materiali vegetali intrecciati ad arte. Non c’è un pezzo di plastica, né elementi innaturali, estranei. L’isolamento in cui l’arcipelago ha vissuto per lungo tempo ha preservato le tradizioni oltre all’ambiente.
Sono casette deliziose, il tetto di foglie le rende freschissime. Dopo l’aria condizionata della città ci si chiede perché, in nome di cosa abbiamo perso l’intelligenza delle cose.
Il pannello solare sul tetto mi permette di essere qui a scrivere questa newsletter. L’acqua arriva dalla vicina Alor, viene trasportata a mano e non va sprecata. Ma non lo avverto come un problema. Quando il contatto con la natura è diretto, il comportamento cambia, diventa più consapevole e si adegua: meno luce, meno sapone, più attenzione.
Siamo capitati in un momento particolare, in una sorta di ripartenza dopo la pandemia. Ci sono un paio di turisti oltre a noi e ci accoglie un bel gruppo di ragazzi che si occupano della gestione insieme con persone del villaggio. Cuoche straordinarie, e i loro mariti ci accompagnano in mare. Conoscono ogni corallo, ogni variazione della corrente. Sono giorni di luna nuova e il mare frigge, bisogna stare attenti.
Molto bello. Staremo qui il più possibile. Il posto è sostenibile anche dal punto di vista economico. Veramente onesti, fuori stagione, poco più di 30 euro al giorno, compreso il cibo fresco e buonissimo dei pasti in comune.
Un esempio virtuoso di turismo sostenibile.
Il turismo di massa è insostenibile perché si concentra nei numeri, nei tempi e negli spazi, seguendo sempre più spesso le mode social e televisive, oltre ai meteo e alle dannosissime guide turistiche. Che inchiodano i luoghi a cliché, esaltandoli o facendoli sparire.
Tra le tante azioni di sostenibilità dovrebbe esserci ormai anche quella di diluire i viaggi e le presenze. Con tutti i vantaggi anche economici che questo comporta, non soltanto per chi viaggia, ma anche per chi riceve. Che potrebbe contare su un flusso di lavoro e denaro più regolare. Qui, come in molti posti simili, la gente fa fatica.
Il mare di Alor oggi, circondato dai vulcani.
Benessere circolare
Sempre più spesso si sente parlare di “una sola salute”, One health, e di “salute circolare”. Ossia: la salute umana e la salute ambientale sono una cosa sola. Preservare l’ambiente significa preservare l’essere umano. Chi pensa ai comportamenti sostenibili come a un impiccio fa prima di tutto gran male a se stesso. Il benessere è circolare - io, gli altri, l’ambiente, il clima - o non è.
Sono, non a caso, principalmente le donne di scienza ad occuparsene. Nomi autorevoli, come quelli di Ilaria Capua e Antonella Viola, che stimo e seguo nei loro percorsi di ricerca.
Da qui, sperimento in concreto la sostenibilità come benessere profondo dell’individuo e dell’ambiente, che è molto di più della pura fruizione, in un certo senso irresponsabile del luogo. E’ corrispondenza, agio del corpo in un contesto semplice, pulito e ben tenuto, e della mente, che volentieri collabora a proteggere e perpetuare la bellezza.
Non sempre infatti il viaggio è sostenibile, anche quando si persegue l’essenzialità. E spessissimo, in ogni ambito, le nostre azioni non lo sono. D’altro canto, il microparadiso di Kepa è il primo luogo di sostenibilità che incontro in Indonesia; per il resto sono troppo impegnati nello sviluppo. E l’ecologia per ora è un privilegio dei ricchi.
La casa del futuro
Personalmente, se me ne devo immaginare una, vorrei che assomigliasse proprio a questa.
La casa sostenibile. Piccola, naturale, con un paio di letti per gli amici. Più esterno che interno, in un posto caldo, di fronte al mare. Leggera e senza pretese, in un contesto di condivisione, con spazi comuni dove cucinare, pranzare, conversare. Con pochi oggetti essenziali, autosufficiente dal punto di vista energetico, una scrivania e la tecnologia che serve.
Non saprei dire quando, dove e se tornerò ad avere una casa, ma adesso ho un modello. Il video rende meglio.
Saresti disponibile a rinunciare a qualche comodità per una vita più sostenibile e naturale? La mia riposta la so, mi interessa la tua.
Vecchiaia sostenibile
Da queste parti tutto costa incommensurabilmente meno rispetto all’Europa. 180 euro al mese una bella casa a Bali. Tra l’altro, l’Indonesia accoglie con un visto speciale i pensionati over 55, c’è da farci un pensierino. Ne abbiamo conosciuto uno che vive qui libero e bello da tre anni.
Non è tempo di fermarsi, il desiderio di mondo è ancora grande, ma se penso al futuro lo penso così: naturale ed essenziale, adeguato all’età che avanza.
Anche la vecchiaia deve essere sostenibile in tutti i sensi, sociale, ambientale, economico, altrimenti a che cosa serve la longevità che la scienza ci ha regalato?
Vecchiaia sostenibile, insegna Antonella Viola, è quella che va in armonia con la natura, quella che prova a condurre uno stile di vita sano e felice anche quando il corpo fatica. Sto cercando di prepararmi a questo.
Vecchiaia sostenibile è stare in equilibrio quando il corpo perde l’equilibrio. E cercare un ambiente dove ciò è possibile.
Per ora resto qui, non abbiamo programmi. In questo silenzio creativo che mi fa riflettere sulle cose importanti.
La mia risposta è sì!
Più facile se ci sarà il mare, un clima tiepido, più spazio fuori che dentro ma ci ho pensato e si desidero nel profondo una vita più essenziale, più vuota di cose, di beni affinché ci sia spazio per espandersi. La nostra identità non ha i limiti del corpo e di ciò che possediamo e per gustarla dobbiamo allenarci a non possedere, a non identificarci nelle forme. Lo vedo come un bel viaggio e so che lo stiamo percorrendo insieme. Alla prossima Cri.
Grazie❤️❤️❤️