Questa è una delle case volanti più particolari in cui sono stata, e anche più fortunate per il luogo sognante in cui si trova: Bora Bora. Un piccolo bungalow sulla spiaggia, suggestivo, col cucinino e il wifi per poter lavorare. In totale solitaria, ne ho un ricordo molto intenso. Nel febbraio 2022, quando una straordinaria occasione mi ha portato a vivere in Polinesia per otto mesi, ancora non si viaggiava e non c’era nessuno, tranne me e pochi altri avventori.
Le case volanti
Da quando non ho più casa - l’ho lasciata nel 2021 - vivo, o mi appoggio, in case volanti, temporary houses, in Italia e all’estero, per periodi più o meno lunghi, ma mai lunghissimi. Sono piuttosto case itineranti, e di ogni specie e origine: ostelli, appartamentini in affitto, stanze all’interno di appartamenti, guesthouses, bungalows, pensioni, hotel, case di membri Servas, l’organizzazione internazionale di ospitalità gratuita con cui viaggio ogni tanto.
E poi le case degli amici, che sono quelle che amo di più. Provengo da una bella casa di Viareggio e sto scrivendo da un delizioso studio di un’ amica di Porto Ercole, Monte Argentario. Sono molto grata per l’ospitalità che sto ricevendo di questi giorni. Sto facendo un giro degli amici tra Toscana e Lazio, e mi accorgo che casa è anzitutto dove sono le persone. Casa non è più un luogo fisico, se mai lo è stato, sono diventate le persone, i miei affetti più cari.
Convivere per un tempo sotto lo stesso tetto rinforza la reciproca conoscenza e i legami, e ne ho bisogno perché sto via per lunghi mesi. Mentre mi piacciono le case volanti - non sento ancora l’esigenza di averne nuovamente una mia - non mi piacciono i rapporti umani volanti, cerco di renderli stabili, di radicarli bene nel mio cuore. Li porto in viaggio con me, li coltivo, anche quelli lontani, più difficili da raggiungere.
Sono per le frequentazioni intensive, tutto il contrario di quelle di città, due ore e via. Svegliarsi insieme, mangiare, passeggiare, chiacchierare. Diluire il mio lavoro nella quotidianità degli altri, spartire un pezzo di vita. Non sempre si può fare, la disponibilità di tempo è un bene prezioso per tutti, e proprio per questo quando accade sono felice.
Mi abituo molto velocemente ai nuovi ambienti, nuovo letto in cui dormire, nuovo cibo, nuova scrivania, nuova compagnia. Può essere faticoso perché si perde una propria routine, ma la ricchezza di queste esperienze mi ripaga sempre. Mi adatto, ma il movimento esige riposo, e ho imparato a prenderlo liberamente nelle diverse case in cui mi trovo.
La casa interiore
Di volta in volta faccio i conti con lo spazio a disposizione e ogni tanto vado a cercarne uno tutto mio. Il mese scorso, ho trascorso una decina di giorni a Cremona in una specie di ritiro spirituale, scandito da lavoro, meditazione, camminate sugli argini e nel meraviglioso centro storico. Molto bello e rigenerante, in solitaria e con qualche incontro sorprendente per l’empatia che mi è arrivata.
Una riflessione di questi giorni è che c’è una bella differenza tra la casa e un proprio spazio, le due cose non coincidono affatto. Mentre della prima sento di poter fare a meno, del secondo proprio no. Ma anche il mio spazio si è smaterializzato con la vita nomade. Si è insediato dentro di me, è la casa interiore, più importante di tutte le altre dimore.
E’ a portata di mano, ci posso tornare tutte le volte che ne ho bisogno, come sto facendo ora con la scrittura, una porta verso quella casa. Ogni tanto la perdo di vista, e allora non sto bene, so che devo tornare.
Da quando sono rientrata in Italia dall’ultimo viaggio in Estremo Oriente me ne sto occupando molto attraverso la meditazione. Che per me non è una astratta pratica formale, ma significa prendersi un tempo per osservare concretamente i pensieri e le emozioni, sentire come stanno corpo e mente, insomma stabilire un dialogo con se stessi e tenere il filo.
Connettersi quotidianamente con il proprio interno per ritrovarsi e capire dove si è, ripulirlo dalle erbacce infestanti e tenere le finestre bene aperte verso l’esterno sono compiti irrinunciabili che fondano equilibrio e benessere.
Il movimento ha bisogno di una casa interiore in buono stato, altrimenti perdi l’orientamento e cadi.
Casa viaggio
Una terza dimensione di casa, la più strana, è il viaggio stesso. Per chi ama viaggiare, il viaggio è casa, se con questa parola definiamo la dimensione in cui stiamo meglio, la nostra zona di comfort. Quando parto con il mio zaino, tiro un bel respiro e sprofondo come nel divano di casa.
Sembra contraddittorio trovare rifugio nel movimento? O nel grande mondo, se allarghiamo lo sguardo?
Questo pensiero mi porta aria fresca, mentre la fissa dimora mi soffoca, sebbene anche questa libertà abbia naturalmente le sue fatiche e i suoi lati oscuri. Radicarsi in un territorio, curare la propria casa, avere gli affetti vicini sono le coordinate più naturali di ogni essere umano, le grandi aspirazioni della maggior parte di noi. In parte scelte e in parte indotte.
Sono state anche le mie prima della vita mobile, e ogni tanto, in particolare in questo periodo, si riaffacciano e mi chiamano. Poi però scompaiono, si vede che non è ancora il momento.
L’esperienza di questi anni, l’apertura di orizzonti geografici e psicologici diversi da una esistenza casa-lavoro, mi ha condotto a vedere bene due cose: la prima è che si può uscire dai percorsi prestabiliti se quelli vecchi ci vanno stretti, senza soccombere e facendo propri stili di vita che credevamo impensabili; la seconda è che le condizioni possono mutare e aderire a differenti fasi della vita, se si ha la flessibilità e si supera la paura di intraprendere un cammino di cambiamento.
Le cose possono andare e poi tornare, niente è immutabile, nemmeno il movimento. E in questa impermanenza dimoro come nella casa più autentica, senza possedere, senza attaccamento, lasciando andare certezze e sicurezze. Il dono più potente del nomadismo è la consapevolezza del fluire.
Fra restanza e viandanza oggi scelgo la viandanza e ne faccio casa. E per te che cosa è casa?
Se lasci un commento da condividere con gli altri lettori e lettrici, mi fa molto piacere, arricchisce i Pensieri Nomadi.
Grazie di aver letto fin qui, un caro saluto e alla prossima.
Cristina
New Zealand, dicembre 2022. Un’altra casa volante in cui mi sono sentita molto accolta. Uno spazio di ritiro yoga con quattro camere in cui si può pernottare e cucinare. Ci sono stata dieci giorni, non volevo più andare via.
E questa è un altro capolavoro, Kepa, arcipelago di Alor, Indonesia orientale, novembre 2023. Ma qualcuno la conosce già, ne ho parlato qui.
Per me CASA è la condizione in cui si attiva la mia creatività.. il mio sacro habitat di riallineamento ❤️
Bella questa riflessione su cos'è casa.
Nel dormiveglia di stamattina mi incammino per trovare la mia, seguendo un profumo, il profumo di casa, che conosco ma forse ancora, non so dove sia.
Subito penso al luogo dove vivo, al contenitore della famiglia, degli oggetti, dei giorni e delle notti al riparo. E' un buon luogo, sono fortunata e lo definirei casa-laboratorio nel senso che qui ho potuto cambiare, ampliarmi, è luogo creativo, una fucina di idee, progetti. E' fatta di un dentro e un fuori esattamente come ognuno di noi. Il fuori è cortile fiorito con la sua energia, con le fioriture, le api, gli uccelli, i nidi e qui ho imparato l'impermanenza. La scuola del lasciar andare quindi un buon luogo ma non mi basta, il profumo della quiete, della nostalgia, non arriva da qui.
Sradico subito l'idea che casa sia dove c'è la famiglia.
Cerco appigli e il primo è la parola morbidezza. Casa deve essere luogo morbido. Ho fame di morbidezza, è una necessità perché nel morbido puoi essere così come sei, con la certezza che qualcosa ti accoglie, ti avvolge senza chiedere.
Il profumo di Casa mi guida ancora e incontro lo stupore. Stupore è quel qualcosa che ti travolge e ti fa stare zitto, ti distoglie dalla mente e scardina certezze, spariglia le carte, consegna un nuovo senza nome. Nel senza nome ci si sta, comodamente, gustando il silenzio e il respiro.
Già, il respiro, altro mattoncino della mia Casa. Respiro consapevole, quello assaporato in uno stordimento dei sensi che non sanno più cosa sia dentro e fuori e chi respira cosa.
Casa con la C maiuscola per me è quindi morbidezza, stupore, respiro. Una Casa senza pareti, impalpabile eppure il luogo più caldo e accogliente che conosco. Da qui esce il profumo, e allora Casa è quel tramonto di giorni fa in cui ti giri, guardi e ti perdi nel silenzio più assordante e zitto ti fai sfumatura di luce. Il profumo di casa è lo stupore di un incontro inaspettato come quello di ieri con due amiche d'altri tempi e stare con loro è stato come tuffarmi in un puff morbido. Casa con la C maiuscola è un sorriso in cui ti impigli e ti siedi, è succhiare il nettare del glicine in fiore come un ape golosa. Casa con la C maiuscola è il fumo della tisana in quell'istante infinito in cui sono vapore anche io; è stare nell'acqua che si tinge di pigmento quando dipingo.
Che scoperta ho fatto Cri. Casa con la C maiuscola è per me un luogo senza pareti, senza targhette, indirizzo. Un luogo che non so dove sia, non posso cercarlo. Irrompe all'improvviso quando lo spazio interiore si confonde con lo spazio esteriore, quando il dentro e il fuori non sono opposti ma lo spazio dell'Uno, della fusione. Nella consapevolezza di oggi sarò più spesso a Casa.
Grazie Cri, preziosa ispiratrice.